Quando parliamo di tremori essenziali a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta essenzialmente di una problematica che a differenza di quello che si potrebbe pensare, tende a colpire un numero consistente di persone. Volendo in tal senso fornire una statistica potremmo dire che su cinque persone, almeno una potrebbe essere colpita da questa problematica. Da questo punto di vista si tratta di persone che hanno un’età che è superiore ai 65 anni.
Quando parliamo di una problematica del genere, ci stiamo essenzialmente riferendo a una problematica che coinvolge l’area del movimento di un soggetto e che per sua natura potrebbe colpire aree specifiche del corpo quali:
- In linea generale si tratta di una problematica che tende a colpire la zona degli arti superiori;
- Si tratta di un problema che potrebbe interessare anche il capo di una persona;
- Si tratta di una problematica che potrebbe interessare la voce di una persona;
- Si tratta di una problematica che potrebbe interessare la zona delle gambe di una persona.
Si tratta di una forma che in tal senso può mettere in pericolo di vita il soggetto che ne soffre? In realtà no, si parla di problemi che in quanto tali non sono pericolosi per la vita del paziente. Questo ovviamente non toglie che la qualità stessa della vita del paziente potrebbe essere fortemente compromessa rispetto a una condizione normale.
Motivo per cui nel corso della loro vita quotidiana le persone che soffrono di una problematica del genere potrebbero avere delle problematiche che interessano mansioni o attività che fanno parte della vita comune di una persona e che abitualmente si svolgono, tra queste abbiamo:
- Un’attività come quella di guidare la propria macchina, soffrendo di un tremore del genere, potrebbe risultare molto difficoltosa se non addirittura compromessa;
- Il soggetto potrebbe avere delle problematiche che interessano la capacità che un soggetto ha di recarsi fisicamente presso il proprio luogo di lavoro.
Parliamo di un’unica forma di tremore in tal senso oppure potremmo averne forme differenti? In linea essenziale si parla di una ventina di tipologie di tremori specifiche che potrebbero manifestarsi, tra queste abbiamo questa forma essenziale che tra tutti è quello che maggiormente potrebbe manifestarsi.
In precedenza abbiamo detto che è una condizione che potrebbe interessare una persona su cinque che abbia un’età compresa all’incirca sui sessantacinque anni. Se invece dovessimo prendere come riferimento una persona che abbia all’incirca 40 anni, in questo caso la percentuale di diffusione è minore. Infatti di parla di un caso ogni venti.
Se dovessimo in tal senso identificare un range temporale specifico nel quale il disturbo si presenta, potremmo dire che nella maggior parte dei casi si tratta di un’età compresa tra i 40 anni e i 60 anni. Questo ovviamente non esclude che la malattia si possa presentare anche in persone che hanno un’età in un periodo temporale specifico che va dal momento dell’infanzia fino al momento della terza età.
Parliamo di sintomi
Qual’ è la sintomatologia essenziale avvertita dal soggetto? Essenzialmente di parla di una forma di tremito che in quanto tale ha una manifestazione di natura ritmica. Questa manifestazione può presentarsi quando il soggetto esegue dei movimenti che sono di natura volontaria o nel momento in cui il soggetto deve cercare di mantenere una specifica posizione.
Il processo diagnostico non risulta essere così lineare come si potrebbe pensare. Al contrario in fase di diagnosi è molto facile che si possa confondere la problematica con la sindrome di Parkinson. Parliamo di un tremito univoco e standard, oppure al contrario si parla di un tremito che in quanto tale si può presentare in forme differenti? Vediamolo insieme:
- Potrebbe trattarsi di un tremito definito di natura cinetica. In tal senso si parla di una problematica che come tale tende a manifestarsi quando il soggetto esegue un movimento del tutto volontario. Volendo fare un esempio pensiamo a una persona che ha sete e in tal senso tende a prendere un bicchiere per bere dell’acqua;
- Potrebbe trattarsi di un tremito legato a una postura specifica durante il quale il paziente ha un movimento del tutto volontario come ad esempio quello legato al distendere un braccio o allungarlo.
Parliamo di variabili di rischio
Questo tremito è innescato da un processo di comunicazione non adeguato che si instaura tra alcune zone del cervello. Tra queste abbiamo:
- Si tratta di una zona chiamata cervelletto;
- Si tratta di una zona chiamata talamo;
- Si tratta di una zona chiamata tronco cerebrale.
Sappiamo quali sono ad oggi le cause specifiche che possono innescare una problematica del genere? No, ad oggi la medicina moderna non è ancora riuscita a determinare quali siano le cause specifiche che portano a una problematica del genere. Si ipotizza in tal senso che potrebbe trattarsi di una problematica/disturbo di natura genetica.
Questo non esclude che tuttavia, ci possano essere in tal senso casi nei quali questo problema di presenta anche in totale mancanza di una componente di natura genetica.
Approccio terapeutico
Quali sono gli approcci di natura terapeutica che in tal senso possono aiutare persone che sono affette da questa problematica? In realtà ad oggi non ci sono cure specifiche e definitive che in tal senso possano curare una problematica del genere, si parla quindi di opzioni che riguardano il trattamento specifico della problematica per ridurre quelli che sono i sintomi che il paziente esprime, vediamo quali sono:
- Il paziente potrebbe avere un approccio di tipo farmacologico nel quale tuttavia si renderà necessario avere attenzione ad alcuni dettagli molto importanti. Vediamo quali sono:
- Per prima cosa si dovrà tenere conto di una variabile come l’esposizione a precedenti trattamenti al paziente e quali effetti hanno ottenuto;
- Un secondo dettaglio del quale si dovrà tenere conto è se sono presenti malattie che sono presenti insieme alla problematica.
In tal senso si potrà pensare a valutare quali siano i benefici ai quali il paziente potrebbe andare incontro se viene somministrato questo trattamento. In concomitanza si dovrà anche tenere conto di quelli che possono essere i potenziali benefici.
Parliamo di talamotomia
In tal senso si parla a tutti gli effetti di un intervento di natura chirurgica nel quale si procede a creare una lesione provocata e monitorata dal neurochirurgo che dovrebbe inibire il segmento cerebrale che è causa dei tremiti nel paziente. Questo intervento è risultato risolutivo in alcuni pazienti che hanno effettivamente visto ridotto il livello di tremore che avevano.
Parliamo di stimolazione cerebrale profonda
Si tratta di un intervento di natura chirurgica nel quale viene inserito un dispositivo che potremmo dire essere molto simile al pacemaker. La stimolazione serve essenzialmente a bloccare i messaggi che sono responsabili della forma di tremore.
Discinesia e Parkinson