Prima di vedere quali sono i sintomi del morbo di Crohn, possono essere tra di loro estremamente diversificati, dobbiamo capire bene di cosa siamo parlando, cercando di comprendere fino in fondo di quale malattia si tratta e di come può essere curata. Il morbo di Crohn è una malattia con la caratteristica di essere di natura infiammatoria, il suo stato è cronico e colpisce generalmente il tratto intestinale.
Non è assolutamente semplice parlare della sintomatologia che rende evidente questa malattia, infatti i sintomi che può manifestare il paziente affetto da questa patologia possono variare, dipendono completamente dall’area interessata all’infiammazione in corso, possono essere vari e variare da paziente a paziente.
Vediamo comunque insieme una breve carrellata dei sintomi del morbo di crohn, i più comuni che il paziente può manifestare sono legati alla percezione da parte della persona di fastidiosi dolori di natura addominale. Una diarrea persistente che può superare anche le quattro settimane. Il paziente lamenta anche una nausea ricorrente che si può associare anche al vomito, ci può essere una perdita di peso visibile.
In alcuni casi accanto a questa sintomatologia piuttosto varia, si può associare la comparsa di febbre, il soggetto può anche avvertire dei dolori diffusi localizzati nelle articolazioni, in alcuni casi ci può essere la presenza di sangue nelle feci.
Ci sono cause specifiche legate al Morbo di Crohn?
Fino a questo momento abbiamo parlato di quali possono essere i sintomi del morbo di Crohn, tuttavia è bene anche indagarne le cause. Ad oggi purtroppo quelle che sono le cause che producono l’insorgenza di questa malattia, rimangono sconosciute, quello che invece si è scoperto di interessante è che nei soggetti colpiti da morbo di Crohn, c’è un’attivazione anomala del sistema immunitario relativo alla mucosa intestinale.
In pratica accade che le cellule del sistema immunitario del tratto intestinale, avvertendo una sorta di condizione di pericolo continua, innescano un meccanismo di difesa. Questo le porta ad attaccare l’intestino continuamente, come se fosse presente un pericolo specifico che va combattuto.
L’attivazione del sistema immunitario nell’intestino è una condizione perenne, quindi alla base c’è una risposta immunitaria continua che tende a non arrestarsi mai. Tra le tante ipotesi che sono state messe in campo, per riuscire almeno a identificare una potenziale causa all’insorgere della malattia, al momento si sono individuati dei fattori tra di loro combinati che ne favoriscono l’insorgenza.
Fattori che favoriscono l’insorgenza del morbo di Crohn
Come abbiamo visto dal nostro approfondimento, i sintomi del morbo di Crohn, possono essere piuttosto vari, per questo motivo non è semplice diagnosticare questa patologia se non sottoponendo il soggetto a una serie di esami di natura clinica molto specifici. Tra le cause invece, si possono individuare la combinazione di una serie di fattori che vanno da una certa predisposizione genetica del soggetto, a fattori di natura ambientale, combinati con uno stile di vita non idoneo come ad esempio il fumo della sigaretta.
Parliamo ora della microflora intestinale, cercando di chiarire meglio come funziona nei soggetti sani e cosa invece causa nei soggetti che sono affetti da morbo di Crohn. Gli individui definiti sani, hanno una mucosa intestinale che è in una condizione di infiammazione continua, questo stato però è voluto, fisiologico e sotto controllo.
Il motivo di questa reazione infiammatoria è legato alla produzione di anticorpi Lga, questi si uniscono ai microrganismi, e ne consentono l’eliminazione grazie all’azione del sistema immunitario. Nel caso del malato del morbo di Crohn, l’infiammazione non è un processo sotto controllo, per questo motivo l’infiammazione crea danni e lesioni alla mucosa intestinale.
Qual’ è la zona colpita dal morbo di Crohn?
Esiste una zona specifica della mucosa intestinale dove possiamo localizzare la malattia di Crohn? Purtroppo il suo modo di manifestarsi non è omogeneo e non colpisce un tratto specifico dell’intestino, al contrario le zone interessante possono essere molteplici. Possiamo notare la sua distribuzione che può essere molto segmentata.
Vuol dire che la malattia è localizzata in alcuni tratti intestinali a cui seguono tratti dell’intestino sani. Le zone generalmente più colpite dall’insorgenza della patologia sono l’intestino tenue e parte del colon.
Le lesioni prodotte che conseguenze causano?
Quando la malattia colpisce i tessuti, si producono delle lesioni che con il corso del tempo causano la necrosi dei tessuti coinvolti. Per questo motivo, nella mucosa intestinale, si possono produrre ulcere, in alcuni casi al di sotto della mucosa si possono anche generare delle fistole.
Conseguenze della malattia
Nella fase iniziale di questo articolo, ci siamo giustamente concentrati sui sintomi del morbo di Crohn, tuttavia è bene conoscere a fondo quali possono essere le conseguenze di una patologia che causa una manifestazione di natura infiammatoria continua nell’intestino. Per prima cosa bisogna dire che se la patologia ha carattere esteso, può ostacolare e creare problemi nei meccanismi di assorbimenti di varie sostanze.
La prima conseguenza legata alla sua manifestazione è il mancato riassorbimento dei sali biliari, la perdita di queste sostante, causa un mancato riassorbimento dei grassi provenienti dagli alimenti introdotti nel nostro organismo. Lo squilibrio nei sali biliari ha dirette conseguenze anche nel meccanismo di regolazione del calcio.
Non viene riassorbito e smaltito nella maniera adeguata, di conseguenza la sua libera circolazione in quantità più elevate, può provocare l’insorgenza di calcoli. Purtroppo gli effetti prodotti dalla patologia di Crohn, possono anche riguardare il mancato assorbimento di alcune vitamine come ad esempio la D e la K.
Quali esami effettuare per una corretta diagnosi
Esistono una serie di esami che possiamo decidere di far fare al paziente, per stabilire se la diagnosi del morbo di Crohn è quella corretta per la sintomatologia che la persona presenta. La colonscopia ci aiuta a valutare in maniera approfondita quale sia lo stato attuale della mucosa intestinale, e se ci sono segnali di questa infiammazione in corso.
E’ possibile in alternativa, effettuare una risonanza magnetica con mezzo di contrasto per riuscire a capire dove sia localizzata l’infiammazione il suo grado di estensione.
Una gastroscopia, può aiutare nella diagnosi perché consente di vedere la parte alta dell’intestino e capire se la malattia è localizzata proprio in quel tratto.
Si può eseguire una enteroscopia con inserita una piccola videocapsula, un esame che consente di vedere eventuali lesioni presenti nell’intestino piccolo, non visibile con esami come la colonscopia o la gastroscopia.
Quali trattamenti fare curare la patologia
Una volta che si sono manifestati i sintomi del morbo di Crohn e eseguita una corretta diagnosi con i dovuti esami, bisogna intervenire con una cura che possa ridurre il livello di infiammazione cronico presente nel tratto intestinale. Quali sono le terapie che possiamo utilizzare nella cura di questa patologia e che ne riducono la sintomatologia?
Si possono utilizzare degli antibiotici intestinali che hanno la capacità di ricreare un equilibrio nella flora intestinale. Gli immunosoppressori, aiutano a ridurre la presenza dei globuli bianchi che sono i principali responsabili di questo processo infiammatorio. L’utilizzo di steroidi è molto importante per la loro azione anti-infiammatoria anche se sono presenti effetti collaterali legati al loro utilizzo, soprattutto nel caso di terapie a lungo termine.
La chirurgia nel caso del morbo di Crohn è una strada da intraprendere quando è necessaria la rimozione chirurgica di zone interessate alla diffusione della patologia, nella quali l’utilizzo di farmaci non ha trovato una risposta adeguata.
Dove possiamo intervenire sulla patologia
Purtroppo ad oggi, viste la scarse conoscenze legate all’insorgenza della malattia, non è possibile in alcun modo prevenire l’insorgere del morbo di Crohn, tuttavia una volta effettuata la diagnosi corretta, si possono invece prevenire le eventuali complicazioni che possono sorgere. Per prima cosa, se sintomi come dolori addominali e diarrea, persistono oltre le quattro settimane, è bene eseguire una serie di analisi che vanno dall’esame del sangue, delle feci e dell’addome.