Sindrome post covid : come si manifesta

513

Come si manifesta la sindrome post covid? Quali sono i segnali che il nostro corpo manda e che non dobbiamo assolutamente sottovalutare? Dalla malattia si guarisce completamente o ci sono manifestazioni che interessano i pazienti che hanno avuto il covid anche a distanza di mesi? Quali sono le sintomatologie più ricorrenti che le persone che lamentano di soffrire? Quanta percezione esiste nell’ambito medico relativo a questi stati successivi alla fase acuta del Covid?

Queste sono alcune delle domande che giustamente ci potremmo porre se sentissimo parlare per la prima volta di una sindrome successiva al covid, vediamo adesso nel dettaglio quali sono le sintomatologie lamentate dalle persone. Senso di stanchezza, un diffuso senso di confusione di natura mentale, problemi legati alla memoria. Sempre di più, persone che hanno avuto in precedenza il Covid, giudicati guariti  lamentano sintomi anche a distanza di mesi dalla guarigione dalla patologia.

La problematica era emersa subito dopo la diffusione del virus e riguardava alcuni gruppi di supporto online alla malattia, nei quali i pazienti giudicati guariti dal covid, lamentavano invece a distanza di mesi, alcune sintomatologie specifiche. Un tema comune a tante persone. Tutti quelli guariti, a distanza di tempo dalla malattia, avevano ancora dei sintomi, in alcuni casi chiari e visivibi, in altri casi invece piuttosto vaghi.

Utilizzare il termine sindrome post covid, vuol dire in realtà avere un’idea ancora molto vaga e una percezione minima dei problemi che molti pazienti che hanno sofferto di covid e sono stati giudicati guariti, manifestano a distanza di mesi dalla malattia, senza che nell’ambito sanitario ci sia un percepito in tal senso o almeno per meglio dire, si parla di sintomi tra di loro così generici che diventa molto difficile anche poter azzardare una diagnosi che riuguardi nuovamente il covid.

Per un attimo dobbiamo metterci anche nei panni dei medici e degli infermieri del pronto soccorso. Se un paziente si reca in pronto soccorso, lamentando sintomi che vanno dal mal di testa, a vertigini, a episodi legati a perdita di memoria, con cosa stiamo avendo a che fare? Si tratta di episodi legati a una sindrome successiva al Covid? Diventa oggettivamente effettuare una diagnosi in tal senso.

La mancanza di dati rende difficile la diagnosi

Come poter effettuare una diagnosi corretta in tal senso? Quello che blocca gli ospedali e gli operatori sanitari che lavorano al loro interno, è la mancanza di trascorsi in tal senso, di dati oggettivi sui quali basarsi per poter confrontare la sintomatologia lamentata dai pazienti e un possibile collegamento con effetti collaterali del covid che si ripresentano a distanza di settimane dal processo di guarigione.

Tuttavia esiste la possibilità concreta e reale che ci siano conseguenze a lungo termine che interessano questa patologia, al punto tale che i pronti soccorsi e gli ambulatori medici potrebbero essere costretti ad occuparsi di queste problematiche per i mesi futuri a venire.

In un forum internazionale tenutosi nel mese di dicembre il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanita, ha affermato che secondo stime approssimative, nel mondo circa cinque milioni di persone, sono affette da quella che possiamo definire come una sindrome successiva alla malattia.

La sindrome post covid, non ha un quadro chiaro, i dati in possesso sono talmente pochi che si può decisamente dire di essere solo all’inizio da questo punto di vista. Il termine piuttosto generico tende a indicare gruppi di persone che uscite con successo dalla fase di infezione virale, manifestano a distanza di settimane e mesi sintomi di altra natura, non facilmente associabili alla malattia avuta. Oltretutto si tratta di sintomi che non hanno spesso una durata costante. In pratica il paziente alterna a periodi nei quali si manifestano, altri periodi nei quali la sintomalogia è del tutto assente e le persone stanno bene.

Come si sono diffuse le notizie su questa sindrome?

In maniera contraria alla logica, sono stati in questo caso i pazienti che lamentavano queste sintomatologie vaghe ma persistenti a parlarne suo social, a iscriversi su gruppi di supporto, i sintomi descritti sono piuttosto ad ampio raggio. Si parla di problemi di natura mnemonica, difficoltà a concentrarsi, senso di affanno e tachicardia, nausea e febbre.   

Quello che si può certamente dire prendendo atto dei sintomi di queste persone è che probabilmente questa sindrome ha un suo fondamento, il suo manifestarsi nei soggetti che si erano in precedenza ammalati di covid può essere debilitante, il numero delle persone coinvolte potrebbe crescere ed è per questo che serve attivare ricerche e cure mirate ai problemi presentati da queste persone.

In questo senso Hendrich esperto legato al campo dell’immunologia virale avanza delle ipotesi, nelle quali si parla di una risposta di natura immunitaria fuori controllo o di un’attività del virus ancora presente. Una delle difficoltà più evidenti con la quale i ricercatori si possono scontrare è il fatto che non si sappia ad oggi in maniera realistica quante persone sono colpite da questa sindrome successiva al covid.

Uno studio recente condotto da ricercatori italiani, su un campione di 143 pazienti che avevano avuto il covid ed erano stati dimessi dalle strutture ospedaliere, ha verificato che solo uno su otto non aveva più sintomi legati alla malattia a distanza di 60 giorni dalle dimissioni ospedaliere.

In questo senso è molto interessante uno studio condotto e portato avanti dal King’s College di Londra che ha coinvolto alcuni milioni di utenti e si è sviluppato tramite l’utilizzo di una app che consentiva alle persone di poter inserire i sintomi che percepivano e avvertivano ogni volta collegati al covid. Grazie a questo monitoraggio si è arrivati ad avere dei dati statistici che indicavano in circa il dieci per cento della popolazione, aveva sintomi che persistevano dopo un mese della patologia. Si è inoltre visto che la fase successiva della sindrome, colpisce più le donne intorno ai 45 anni.

Altre manifestazioni della sindrome

Per fortuna gli studi clinici sui possibili effetti collaterali del covid sono aumentati, alcuni hanno dimostrato come i pazienti che hanno avuto il Covid, possono venire colpiti da complicazioni che riguardano l’apparato cardiaco come aritmie cardiache, questo a distanza di settimane dalla malattia. 

In molti casi si parla di una sensazione di affanno, magari il rimanere senza fiato dopo aver percorso semplicemente una rampa di scale. Tuttavia esistono delle manifestazioni anche di natura neurologica. Le persone che soffrono di sindrome da post covid, possono avere delle manifestazioni di natura neurologica che riguardano la perdita dell’olfatto, capogiri, mal di testa. 

Siamo appena all’inizio e bisogna fare ancora molto, uno studio recente ha per esempio messo in evidenza come pazienti che avevano avuto forme più serie di Covid, hanno avuto problematiche di natura neurologica più serie. Tuttavia non dobbiamo anche dimenticarci di quelli che possono essere gli effetti di questa sindrome sulla psiche di molte persone. Stati di ansia, senso di disperazione, in alcuni casi distubo post traumatico da stress, legati a operatori sanitari che sono stati nei reparti di terapia intensiva, richiedono ulteriori approfondimenti e altri studi per chiarine le dinamiche di sviluppo.

Per questo motivo le ricerche in corso e quelle che verranno in futuro sono molto importanti, aiuteranno sicuramente a far luce in maniera più chiara su quelli che sono i disturbi legati a manifestazioni successive al Covid di cui ad oggi si sa ancora poco. Una notizia positiva c’è, in tutto il mondo sta crescendo la consapevolezza di molte strutture mediche e ricercatori, che questa sindrome c’è e va indagata a fondo, in tutte le sue manifestazioni.

Una situazione in continua evoluzione che dovramo imparare a gestire, tante persone nel mondo, dopo aver avuto il Covid, potrebbero dover affrontare una serie di effetti collaterali della malattia che riguarderanno sia la loro salute fisica che la loro salute mentale. Potremmo definirla anche come l’altra strategia del Covid. Una volta che si saranno messi a punto dei protocolli efficaci per fronteggiare la prima ondata di contagi, si dovranno anche gestire le tante ondate successive che si potrebbero creare.

A tutti gli effetti questa sindrome, potrebbe un giorno rientrare nell’elenco delle patologie a cui una persona può andare incontro. La speranza è che la ricerca , le evoluzioni e soprattutto la presa di consapevolezza del mondo medico sul fatto che esiste questa sindrome, possano dare una spinta efficace alla ricerca, per studiare nuove terapie, approcci farmacologici per combattere efficamente questi sintomi che si manifestano in un momento successivo della malattia e dare in questo modo una speranza alle persone che nel mondo ne sono colpite.