Se non avete mai sentito parlare della sindrome di Stendhal, sappiate che si tratta di un disturbo di natura psico-somatica che si manifesta in un soggetto. Durante la visione di un’opera d’arte, poniamo l’esempio classico del museo, il soggetto concentrandosi sull’opera inizia a provare un senso di malessere, quasi paura che può sfociare in una sintomatologia di natura fisica ed emotiva. Si parla di una sindrome di si manifesta di fronte ad opere di notevole bellezza sia dal punto di vista dell’arte o da un punto di vista architettonico. Viene anche spesso detta ” Sindrome di Firenze” perché è in questa città rispetto ad altre che si sono registrati il maggior numero di casi.
Se pensiate colpisca solo persone che non hanno una determinata cultura artistica state sbagliando. In realtà si tratta di una sindrome che può colpire sia persone che non hanno una particolare conoscenza delle opere d’arte, sia persone che invece hanno una grande cultura e conoscenza dell’arte in generale.
Cosa accade esattamente a un soggetto che si trova a vivere questa condizione emotiva e psicologica molto intensa e avvolgente? Nella maggior parte dei casi le persone che hanno avuto queste manifestazioni, riferiscono di essere rimaste completamente rapite dalla bellezza delle opera d’arte che stavano guardando, al punto tale da vivere una sorta di estasi di natura contemplativa che li porta a dimenticarsi completamente di tutto quello che c’è attorno al soggetto.
Manifestazione della sindrome
Non rientra in una casistica di disturbi permanenti ma di natura transitoria. La sintomatologia tende a variare da soggetto a soggetto, si tratta quindi di sintomi di natura differente che possono avere livelli di gravità più o meno diffusi. La sua comparsa avviene in maniera repentina e improvvisa.
I soggetti colpiti sono di sesso maschile o femminile? Per tracciare un identikit possiamo dire che si tratta di una sindrome che tende a manifestarsi in soggetti che hanno circa 40 anni, sono di sesso maschile, sono molto sensibili alle opere d’arte. Si tratta di persone che amano viaggiare, viaggiano anche per visitare musei e opere d’arte e hanno un grado di istruzione scolastica elevato.
Non viene considerata a tutti gli effetti una malattia, ma si tratta di un disturbo di natura transitoria che possono scatenare nel soggetto una serie specifica di sintomi, andiamo a vedere quali:
- Il soggetto che presenta questo profilo psicologico può avere un attacco di panico
- Il soggetto può iniziare ad avere una percezione distorta del mondo esterno
- Il soggetto può avere una sorta di depersonalizzazione
- Il soggetto viene colpito da una sorta di estasi contemplativa di fronte all’opera che sta guardando
In linea generale si parla di effetti che hanno un carattere transitorio e sono di lieve entità, tuttavia il soggetto non sapendo cosa chi sta accadendo potrebbe magari chiedere aiuto e nel caso di attacchi più accentuati potrebbe rendersi necessario l’intervento di apposito personale medico.
Le persone che hanno avuto questa sindrome riferiscono di aver avuto una sorta di rapimento dei sensi di fronte alla bellezza dell’opera che stavano guardando. La sensazione può essere talmente forte che il soggetto può arrivare a pensare che la sua coscienza non è più presente nel suo corpo.
Sintomatologia
Quali sono i sintomi specifici in base ai quali questa sindrome può manifestarsi? Verdiamoli nel dettaglio:
- Il soggetto può avere tachicardia
- Il soggetto può avere sensazioni di vertigini
- Il soggetto potrebbe andare incontro a uno svenimento
- Il soggetto potrebbe avvertire uno stato di confusione di natura mentale
- Potrebbe avere un attacco di panico
- Potrebbe manifestare delle difficoltà di natura respiratoria
In ogni caso per poter correttamente interpretare i sintomi che possono essere correlati a questa sindrome viene divisa i tre segmenti specifici:
- La persona presenta una problematica non troppo accentuata con sintomi quali palpitazioni, senso di oppressione nella zona del torace, difficoltà respiratoria e vertigini. Il soggetto sta avendo un attacco di panico che lo porta a percepire la realtà intorno come estranea a lui in quel preciso momento.
- Nella seconda tipologia di manifestazione il soggetto può avere una crisi di pianto, uno stato di natura depressiva, un senso di colpa che non ha ragione di essere, o una fase di esaltazione.
- Nella terza manifestazione si parla di soggetti che in passato hanno già avuto questa problematica e di fatto vivono stati di natura allucinatoria a livello visivo e uditivo. La percezione del suono, dei colori o delle forme risulta completamente alterata
Cenni storici sulla sindrome
Da un punto di vista storico l’accenno a questa sindrome avvenne per la prima volta nel 1817 quando uno scrittore francese che in arte di chiama Stendhal, durante la sua visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze, percepì un disagio e un malessere così profondo da descriverli poi in maniera approfondita.
Il disturbo venne successivamente analizzato e classificato da una psichiatra di nome Graziella Margherini che nel 1977 studiò un campione di turisti. Erano stati colpiti da questo malessere di natura fisica a psichica dopo aver visitato alcune opere presenti a Firenze. Dall’analisi emerse che il campione erano tutte persone intorno ai 40 anni, con un discreto livello di istruzione.
Secondo la psichiatra i soggetti colpiti da questa sindrome vengono colpiti a livello emotivo dall’opera che stanno guardando. Tuttavia ci sono differenti fattori tra i quali il livello intellettivo delle persone, la loro formazione e le loro idee. Mentre invece c’è un vissuto della persona che riguarda le emozioni, le esperienze fatte nella vita.
La bellezza che emana l’opera d’arte, è tale da richiamare nella mente della persona che la sta guardando emozioni e vissuti legati alla persona talmente intensi da scatenare la sintomatologia.
Successivamente il neurologo Semir Zeki ha provato a formulare una teoria che si basa sulle correlazioni neuronali e e celebrali che si scatenano quando il soggetto è preda della sindrome di Stendhal. Partendo dal presupposto che ognuno di noi ha una sorta di area del cervello deputata all’arte, quando un soggetto guarda un’opera d’arte si attiverebbero due aree del cervello specifiche.
Nel primo caso si attiverebbero zone del cervello che riguardano la sfera emotiva, affettiva e di regolazione dell’umore del soggetto. Nel secondo caso si tratta di discorso legato ai neuroni a specchio. Alla vista dell’opera d’arte questi neuroni riceverebbero numerosi stimoli che potrebbero generare nello spettatore gli stati d’animo che l’autore dell’opera ha voluto rappresentare a livello conscio o inconscio.
Approcci curativi
Nella maggioranza dei casi, si tratta di una sindrome che per quanto intensa ha delle manifestazioni di natura transitoria. Si possono risolvere semplicemente allontanandosi dall’opera che li ha prodotti. Se la sintomatologia perdura, sarà necessario l’intervento di un medico che valuterà quale sia la terapia più adatta.
Se questa problematica è correlata anche ad altri disturbi si dovrà intervenire con un approccio psicoterapeutico e farmacologico. Nel caso del trattamento farmacologico si procederà a dare al paziente farmaci di natura ansiolitica e antidepressivi.