Sifilide

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Avete mai sentito parlare di sifilide? Quali sono i processi di trasmissione in base ai quali questa patologia si trasmette da un soggetto ad un altro? Una volta contratta, è possibile curarla nella maniera più adeguata, magari riuscendo anche a guarire, o si tratta di una condizione che diventa permanente? C’è un’età specifica nella quale la malattia si manifesta, o al contrario è diffusa nella popolazione, senza limiti di età? Colpisce maggiormente le donne, oppure è una malattia che colpisce di più gli uomini? Quali sono i sintomi che presenta il soggetto che si è ammalato di questa patologia? Incide sui livelli di vita quotidiana che una persona conduce o non lascia alcun tipo di conseguenza?

Cominciamo con l’analizzare con quale tipologia specifia di malattia abbiamo a che fare e in quale modo si può trasmettere da un soggetto ad un altro. La malattia, è a tutti gli effetti una forma infettiva, che viene trasmessa tramite rapporti sessuali non protetti. All’origine di questa forma infettiva, c’è un batterio. Il suo nome specifico in latino è: Treponema Pallidum. Si tratta di una forma infettiva piuttosto diffusa o parliamo di una malattia con un tasso di contagio relativamente basso?

In termini puramente statistici, questa infezione è a livello mondiale, la terza malattia infettiva maggiormente diffusa, se prendiamo come riferimento forme infettive delle quali abbiamo parlato in precedenza come ad esempio la Gonorrea e la Clamidia

Modalità di trasmissione

Questa forma infettiva come si trasmette? Quali sono i principali canali di diffusione in base ai quali è diventata la terza malattia più diffusa al mondo? La sua capacità di trasmissione è legata all’avere rapporti sessuali tra partner magari occasionali. Quando parliamo di rapporti sessuali, ci stiamo riferendo a tutte le combinazioni conosciute. Sarà quindi trasmissibile attraverso rapporti sessuali, in maniera orale, in maniera orale, o venendo a contatto con del sangue infetto. 

Le modalità di trasmissione sono queste che abbiamo citato o ci possono anche essere casi differenti? In realtà non si trasmette solo con i rapporti di natura sessuale. Immaginiamo per un attimo un caso totalmente diverso. Pensiamo a una donna incinta, che è ammalata a sua volta già di sifilide. La può trasmettere al suo futuro nascituro? Purtroppo, può avvenire una trasmissione della malattia infettiva attraverso la gravidanza, tuttavia esistono delle fasi ben specifiche di trasmissione, che andiamo a vedere in dettaglio:

  1. La malattia infettiva si può manifestare nel nascituro, nel momento successivo del parto, quando sarà avvenuta la sua nascita
  2. Il nascituro la può contrarre nel momento in cui passa attraverso la placenta
  3. Si può trattare di una forma infettiva che viene contratta dal bambino proprio nel momento in cui avviene il parto

Quanto sono effettivamente elevati i rischi legati a una possibile gravidanza di una mamma ammalata di questa forma infettiva, nel processo di trasmissione al proprio figlio? Molto dipende da quanto tempo si sta portando avanti la gravidanza. Infatti i rischi, sono minori per gravidanze che sono portate avanti in un tempo inferiore ai tre mesi. Mentre il rischio è proporzionale ai tempi relativi alla gravidanza. In pratica aumenta, con l’aumentare dei mesi di gestazione. Le variabili da considerare sono solo quella legate ai tempi della gravidanza o ci sono altri fattori?

Serve tener conto anche di quanto è evoluta la forma infettiva nella madre. Dobbiamo quindi parlare di stadi specifici della malattia, in base ai quali, il rischio diventa maggiore, o in base ai quali, il rischio è decisamente minore, vediamo nel dettaglio quali sono:

  1. Se si tratta di una malattia che è arrivata nello stadio primario, le probabilità di trasmetterla al nascituro sono molto alte
  2. Anche nel caso di uno stadio secondario, il rischio di trasmissione resta molto elevato
  3. Se invece si tratta di una forma infettiva che non si è manifestata, in stato di acquiescenza ( latente, dormiente), i rischi sono minori

Quali possono essere le conseguenze alle quali va incontro un nascituro, se la forma infettiva presente nella madre, non viene trattata in maniera tempestiva? Vediamo insieme, quali sono i principali rischi in questi casi:

  1. Il trattamento tardivo di questa forma infettiva, può causare la morte del feto nell’utero
  2. Potrebbero esserci conseguenze che riguardano i processi di crescita del bambino, con possibili ritardi
  3. Potrebbe prodursi una condizione specifica che coincide con un aborto

Stadi della malattia

Chiaramente non si parla di una forma infettiva standard, sempre uguale a se stessa, al contrario possiamo rilevare in questa malattia, degli step precisi, li possiamo anche chiamare stadi. Vediamo insieme quali sono:

 

  1. La forma infettiva potrebbe trovarsi in uno stadio primario. Si parla quindi di tempistiche. Quando effettivamente si può parlare di un effettivo stadio primario nella forma infettiva? Di fatto si parla di un arco temporale che riguarda un periodo compreso tra il momento del contagio, e il momento in cui la malattia comincia a dare i primi sintomi. Quanto tempo deve passare perchè possa essere definito primario? Da un punto di vista temporale, deve essere trascorso un periodo compreso tra i 15 giorni e i 90 giorni. Come si sviluppa la patologia infettiva? Ci sono dei sintomi specifici in base ai quali è riconducibile a uno stadio primario? Si, se si trova in questa fase, si manifesta tramite un ulcera che potrebbe coinvolgere zone coma la bocca, l’ano, la zona dei genitali. Il colore dell’ulcera è rosso intenso, e tende a regredire, fino alla sua completa scomparsa dopo circa 6 settimane, tuttavia la scomparsa di questa sintomatologia specifica, non arresta certo il decorso della malattia.
  2. Abbiamo visto lo stadio primario, tuttavia la forma infettiva tende ad evolvere in uno stadio secondario. In questa fase, sulla pelle possono comparire delle macchie di color rosa. Ulteriori sintomi che si accompagnano sono febbre, disturbi localizzati nella zona gastrointestinale e dolori percepiti dal soggetto alle ossa.
  3.  Il terzo stadio che possiamo avere è quello definito di latenza. Non sono presenti sintomi pur rimanendo la malattia. In questo stadio, se si provvede a intervenire con delle cure, il processo di guarigione è fattibile
  4. Si può identificare un’altra fase, quella tardiva. Dal momento del contagio, al momento nel quale la malattia si può manifestare, possono passare molti anni. In questa fase, si può manifestare colpendo vari organi del corpo. Si parla di polmoni, la milza, il fegato e lo stomaco

Neonato e forma infettiva

Fino a questo momento, abbiamo giustamente parlato del fatto che la sifilide, si può manifestare nella madre, secondo vari stadi di sviluppo e manifestazione, tuttavia anche nel bambino, se è avvenuto un processo di trasmissione di questa malattia, si potranno evidenziare delle fasi, andiamole a vedere in dettaglio:

  1. La malattia si potrebbe manifestare in una forma precoce nel bambino. A quale età si manifesta? Intorno ai due anni. Ha sintomi precisi con la quale la si può identificare? Si, il bambino presenta delle vesciche sulle mani o sulle piante dei piedi. Possono esserci lesioni vicino alla zona della bocca, o vicino al naso. Tra le conseguenze possibili, si può manifestare una crescita rallentata
  2. Nella forma tardiva, che riguarda bambini che hanno oltre due anni di età, la malattia si può manifestare con lesioni nella zona degli occhi, problemi di udito. 

Come si effettua la diagnosi

Quali sono gli approcci diagnostici specifici, in base ai quali, si può diagnosticare con successo questa malattia infettiva? Si basano tutti sull’analisi del sangue del paziente. Per quanto concerne i test, possono essere di due tipologie specifiche, vediamo quali:

 

  1. Si parla di quelli chiamati treponemici quando l’analisi del sangue riguarda specifici anticorpi prodotti per combattere in maniera efficace le sostanze introdotte nell’organismo relativa alla malattia, quindi nello specifico il batterio chiamato Treponema Pallidum. Quelli invece definiti non treponemici, basano la loro efficacia, sempre ricercando anticorpi specifici che si sono attivati in seguito a sostanze nocive prodotte dai tessuti del corpo, causate dal batterio. I test servono per effettuare una diagnosi corretta, o per capire come reagisce la malattia, in seguito alla somministrazione di una terapia specifica.

Quali terapie mettere in campo

Una volta effettuata in maniera corretta la diagnosi, tramite i test sierologici citati, in che modo si cura? Quali terapie si metteranno in campo per curare la sifilide? A oggi, il trattamento più efficace, prevede una terapia di carattere antibiotico. Nello specifivo viene utilizzata la penicillina. Il farmaco viene somministrato secondo uno specifico dosaggio? La risposta è dipende, si tratta di una variabile che è legata ad altri fattori che dovranno essere presi in considerazione, nel momento in cui si intraprenderà la cura. Quindi si dovrà tenere conto del grado di sviluppo della patologia e di come si manifesta. Durante la cura, è bene che il paziente, si astenga completamente da qualsiasi rapporto di natura sessuale. 

Comportamenti da adottare

Si possono adottare nel proprio stile di vita, dei comportamenti intelligenti e prudenti che aiutino a prevenire la diffusione di questa malattia infettiva? Si, per prima cosa è bene essere prudenti. Se si hanno rapporti sessuali con partner occasionali, è sempre bene utilizzare il preservativo, che tutela noi stessi e anche gli altri dalla diffusione di malattie infettive. Un’altra regola importante, è quella di ridurre il più possibile, il numero di rapporti sessuali avuti con persone conosciute in maniera occasionale. Ricordatevi che è essenziale, rivolgersi immediatamente a un medico specialista, se si ha il dubbio di aver contratto questa malattia, per gli opportuni accertamenti del caso.