Si può guarire della sindrome di Mènière? La risposta a questa domanda è secondo le attuali competenze mediche è no. Non esiste ad oggi una metodologia di approccio che possa fare in maniera tale che la progressiva perdita di udito alla quale il soggetto viene sottoposto, venga arrestata. La maggioranza delle persone che ha questa sindrome, presenta nel corso del tempo una progressiva perdita di udito che può essere di moderata entità oppure grave. Il fenomeno tende a svilupparsi lungo un arco temporale di circa 10/15 anni. Cosa accade a un soggetto che inizia a soffrire di questa sindrome? Vediamo nel dettaglio le problematiche:
- Il soggetto andrà incontro a attacco di vertigine frequente
- Il soggetto tenderà ad avere problemi all’udito che riguardano le frequenze basse
- Il soggetto potrebbe percepire un rumore dentro all’orecchio
Parliamo dei sintomi
Qual’è la sintomatologia specifica che si sviluppa in un soggetto che soffre di queste problematiche? Vediamo insieme a sintomatologia:
- Per prima cosa un soggetto avrà improvvisi attacchi di vertigine senza apparente motivo
- Il soggetto potrebbe avere nausea
- Il soggetto potrebbe avere vomito
- Il soggetto potrebbe avvertire una pressione nella zona dell’orecchio
- Il soggetto potrebbe andare incontro a problematiche legate all’udito
Come si interviene a livello medico in presenza di una sindrome del genere? Il medico sottoporrà il paziente a dei test legati per stabilire quale sia il livello di udito che il soggetto ha e effettuerà una risonanza magnetica. Il paziente si dovrà sottoporre ad un regime alimentare differente rispetto a quello solito. Dovrà sottoporsi a una dieta che preveda un basso apporto di sale e all’occorrenza si potrà ricorrere alla somministrazione di un diuretico che dovrebbe aiutare il paziente ad avere meno attacchi. Da un punto di vista farmacologico il paziente assumerà due farmaci specifici, vediamo quali sono:
- Il paziente assumerà un farmaco chiamato meclizina
- Il paziente assumerà un farmaco chiamato lorazepam
- L’approccio di natura farmacologica dovrebbe aiutare il paziente a ridurre la sintomatologia legata alle vertigini ma non arresterà gli attacchi di cui il paziente soffre
Origine
Da dove scaturisce questa sindrome? L’origine di questa malattia pare possa essere riconducibile a una quantità anomala di liquido che risulta essere presente nella zona dell’orecchio interno. Dove si trova esattamente questo liquido? Si trova all’interno di una sacca chiamata sacco endolinfatico.
Qual’ è il meccanismo in condizioni normali al quale questo liquido viene sottoposto? Se la quantità è quella corretta, il liquido viene prodotto e riassorbito secondo un meccanismo che mantiene l’equilibrio e la sua quantità costante. Se invece la produzione tende ad aumentare o il meccanismo di riassorbimento non basta, se produce una situazione per la quale se ne trova in eccesso.
C’è un’età specifica nella quale si può manifestare una sindrome del genere? Volendo dare come parametro di riferimento un arco temporale, possiamo dire che la malattia si manifesta in soggetti che hanno un’età compresa tra i 20 anni e i 50 anni.
Approfondiamo i sintomi
Volendo approfondire quelli che sono i sintomi collegati a questa malattia possiamo dire:
- Il soggetto potrebbe avere degli attacchi molto intensi legati a vertigini
- Il soggetto potrebbe avere attacchi di vomito
- Il soggetto potrebbe avere attacchi di nausea
Quanto tempo dura la sintomatologia appena descritta? I sintomi possono avere una durata variabile che va da un’ora fino a un massimo di sei ore. In ogni caso il soggetto in casi molto rari potrebbe avere sintomi che tendono a durare per 24 ore di fila. Cosa accade prima che il soggetto abbia un attacco? Vediamolo insieme:
- La persona riferisce di percepire dentro all’orecchio come in tintinnio
- Si tratta di una sorta di ronzio con durata e intensità del tutto variabili
Un’altra informazione molto utile da sapere è che in alcuni soggetti la percezione di avere una capacità uditiva più bassa e il percepire come una sorta di “tintinnio” localizzato nell’orecchio, precedono di fatto di alcuni mesi e in alcuni casi di anni il primo attacco di vertigini che il soggetto lamenterà di avere.
Come si effettua la diagnosi
Come viene effettuata la diagnosi in tal senso? Il paziente per prima cosa verrà sottoposto a un test per misurare il livello di udito che attualmente possiede. Il medico sottoporrà il paziente a un esame di natura diagnostica che è:
- L’esame diagnostico al quale il paziente verrà sottoposto è la risonanza magnetica per immagini con soluzione di contrasto. Il liquido di contrasto che verrà utilizzzato è a base di gadolinio
Al di là della visita effettuata dal medico specialista e degli esami ai quali verrà sottoposto il paziente, come fa il medico a ipotizzare che si tratti di questa sindrome? Il sospetto verrà sicuramente quando il paziente narrerà al medico i sintomi che ha come ad esempio:
- Il paziente racconta di avere delle vertigini
- Il paziente racconta di percepire come un tintinnio
- Il paziente racconta di percepire meno bene il suono da un orecchio
Quali approcci terapeutici utilizzare
Quali sono gli approcci di natura terapeutica che si possono mettere in campo per curare questa sindrome? Vediamo insieme le procedure terapeutiche che vengono utilizzate con maggiore frequenza:
- Si potrà intervenire in forma preventiva sugli attacchi variando le abitudini alimentari del paziente
- Al paziente verrà prescritto un trattamento farmacologico a base di meclizina e lorazepam per cercare di ridurre il fastidio prodotto dagli attacchi di vertigini ai quali il paziente è soggetto
- Visto e considerato che il paziente potrebbe soffrire anche di attacchi di vomito, gli verrà prescritto un farmaco specifico per cercare di lenire il fastidio collegato a questa problematica. Parliamo del proclorperazina
Regime alimentare
Il paziente che soffre di questa problematica dovrà modificare il proprio regime alimentare basandosi su alimenti che contengano quantità di sale basse. Da questo punto di vista dovrà eliminare del tutto il consumo del caffè, e non dovrà in alcun modo assumere bevande a base alcolica. Per cercare di limitare la quantità di attacchi di vertigini ai quali il soggetto potrebbe essere esposto, sarà bene far assumere al paziente un diuretico. La terapia farmacologica alla quale il soggetto viene sottoposto non ha un carattere continuo. Infatti i farmaci, sia quelli per gli attacchi di vomito, sia quelli per gli attacchi di vertigini ai quali il paziente potrebbe trovarsi esposto, si dovranno utilizzare solo ed esclusivamente quando il paziente ha l’attacco.
Trattamenti di natura invasiva
Se ci troviamo davanti a un paziente che nonostante il trattamento di natura farmacologica tende a non migliorare, si dovranno utilizzare allora procedure di natura differente, vediamo quali:
- Il soggetto potrebbe essere esposto a un trattamento chiamato decompressione del sacco endolinfatico che prevede l’inserimento di un sottile foglio di plastica sotto l’osso dovè presente il sacco
- Un altro trattamento alternativo prevede l’iniezione di gentamicina nell’orecchio medio. Per cercare di ridurre il rischio che il paziente possa perdere l’udito, la procedurà si potrà ripetere dopo circa quattro settimane dalla prima iniezione
- Se queste procedure non dovessero dare esito positivo, si procederà con un intervento chirurgico chiamato neurectomia vestibolare dove si recide il nervo vestibolare
- In alternativa si potrà intervenire con una procedura chirurgica chiamata labirinitectomia che consente di eradicare i canali semicircolari
Considerazioni finali
Quindi alla domanda si può guarire dalla sindrome di Mènière è attualmente no. Tuttavia ci sono a disposizione del paziente dei trattamenti che possono aiutarlo a convivere con la problematica attenuandone i sintomi. Tuttavia è bene specificare che le procedure chirurgiche appena riportare non possono in alcun modo arrestare la progressiva perdita della capacità di udire i suoni ai quali sono soggetti dei pazienti affetti da sindrome di Mènière.
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