Primi in Europa, un equipe italiana, coadiuvata da un team di respiro internazionale composto da persone israeliane e americane, hanno innestato nel cuore di un paziente, una protesi mitralica percutanea. La tipologia di intervento è stata eseguita avvalendosi della via transfermorale. Quanto è importante essere riusciti ad eseguire un intervento del genere? Possiamo rispondere affermando che sicuramente si tratta di un passo in avanti che consente di trattare con maggiore efficacia una problematica come l’insufficienza valvolare mitralica.
Parliamo di insufficienza valvolare mitralica
Quando parliamo di insufficienza valvolare mitralica, ci stiamo riferendo ad una problematica nella quale per un difetto in fase di chiusura della valvola mitrale, accade che una porzione del sangue che viene pompato nella zona del ventricolo sinistro, tenda a refluire nell’atrio sinistro, non consentendo invece un regolare flusso verso l’aorta. Quali sono le conseguenze? Vediamole insieme:
- Il paziente potrebbe percepire un senso di affaticamento;
- Il paziente potrebbe avere dei disturbi di natura respiratoria.
Parlando di condizioni che sono da questo punto di vista del tutto normali, la valvola definita mitrale è costituita da due lembi che hanno la caratteristica di essere sottili, sono collegati a delle corde definite tendinee a loro volta associati a due muscoli che hanno la capacità di contrarsi assieme al ventricolo sinistro. Compiendo questo movimento, impediscono delle conseguenze serie per il paziente.
Se il muscolo cardiaco di un paziente è perfettamente sano, il funzionamento della valvola mitrale è adeguato e consente una separazione ermetica dell’atrio sinistro dal ventricolo sinistro. Nel caso in cui invece, la valvola non dovesse chiudersi in maniera adeguata, si ha da questo punto di vista la cosiddetta insufficienza mitralica, si tratta di una condizione nella quale la valvola non si chiude nella maniera più adeguata, motivo per cui una parte del sangue che dovrebbe ricevere una pressione, tale per cui dovrebbe essere spinto dal ventricolo sinistro fino all’aorta, tende al contrario a ritornare nella zona interna dell’atrio.
Al di là di quella che potrebbe essere la causa è importante sapere che questa condizione, potrebbe portare nel corso del tempo ad un affaticamento del cuore, con relativa dilatazione del ventricolo sinistro. Da questo punto quali potrebbero essere le conseguenze? Vediamole insieme:
- Una delle conseguenze alle quali il soggetto potrebbe andare incontro viene chiamato scompenso cardiaco;
- Un’altra delle conseguenze alle quali potrebbe andare incontro il paziente viene definita anomalia nel ritmo cardiaco;
- Una delle conseguenze possibili è la fibrillazione atriale;
- Un’altra delle conseguenze possibili è l’endocardite.
Parliamo di cause
Quali possono essere le cause che portano a problematiche del genere? La risposta corretta è che l’insufficienza mitralica potrebbe essere di natura:
- Potrebbe esserci una forma definita primaria;
- Potrebbe esserci una forma definita secondaria.
Se parliamo della forma primaria, ci stiamo essenzialmente riferendo ad alterazioni riferite all’anatomia relativa all’apparato valvolare definito mitralico. Se invece parliamo della forma secondaria, ci stiamo riferendo ad una valvola mitralica che da un punto di vista anatomico è del tutto normale. Dov’è localizzato quindi quello che viene definito difetto di chiusura? Si tratta in questo caso di una grave problematica che interessa la capacità di contrarsi relativamente al ventricolo sinistro( viene definita anche insufficienza cardiaca), in maniera frequente può essere secondaria ad una patologia come la cardiopatia ischemica.
Parliamo di sintomi
Quali sono i sintomi ai quali va incontro il paziente che soffre di questa problematica? Per prima cosa è importante sapere che vanno considerate delle variabili come il livello di gravità, quanto è veloce a manifestarsi, quanto è progressiva. In ogni caso il paziente potrebbe avere:
- Una delle problematiche alle quali si può andare incontro è il fiato corto;
- Il soggetto potrebbe avere un livello di affaticabilità molto facile;
- Il soggetto potrebbe avere la tosse;
- Il soggetto potrebbe avere le palpitazioni;
- Il soggetto potrebbe avere il gonfiore ai piedi;
- Il soggetto potrebbe avere il gonfiore alle caviglie.
Approcci preventivi
Quali sono invece gli approcci di natura preventiva che si possono mettere in campo? Sicuramente la riduzione dei rischi passa per un trattamento opportuno relativo alle condizioni che potrebbero averla prodotta. Si parla in tal senso di processi di natura infettiva alla gola che potrebbero innescare una patologia reumatica.
Approccio diagnostico
Quale risulta essere invece il corretto iter diagnostico? Gli esami di natura diagnostica a disposizione del paziente sono numerosi, vediamo quali:
- Il paziente potrà essere sottoposto ad un Ecg, questo consente la registrazione dell’attività elettrica del muscolo cardiaco;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad un Rx alla zona del torace che consentono di intercettare eventuali segni di dilatazione relativi all’atrio e al ventricolo sinistro;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad un Ecocardiogramma transtoracico che consente di poter vedere le strutture del muscolo cardiaco;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad un ecocradiogramma transesofageo che consiste nell’inserimento di una sonda dalla bocca fino alla zona dell’esofago. Questo consente di visualizzare meglio le valvole e le strutture parvalvolari;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad un test definito da sforzo, nel quale si registra un elettrocardiogramma nel momento in cui il paziente compie un esercizio di natura fisica;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad una coronarografia, si tratta di un esame che permette di avere una visualizzazione delle coronarie, avvalendo di un mezzo di contrasto che viene iniettato;
- Il paziente potrebbe essere sottoposto ad un esame chiamato Rm cuore con mdc, consente di produrre delle immagini relative alla struttura del cuore e dei vasi sanguigni.
Per quanto riguarda invece la terapia che si può mettere in campo, molto dipende dal livello di gravità del vizio valvolare. Se fosse una forma cronica, primitiva e seria, si dovrà intervenire a livello chirurgico.
Considerazioni finali
L’intervento di protesi mitralica percutanea, ha una durata di circa tre ore, al paziente viene data l’anestesia generale. Per quanto riguarda il reparto di terapia intensiva, successivamente all’intervento rimarrà in terapia intensiva per circa 24 ore, del tutto sveglio e sarà sottoposto a monitoraggio.
Con questa nuova tipologia di protesi, i rischi che si possano produrre eventuali ostruzioni del ventricolo sono minimi, abbiamo una decisa riduzione dei tempi definiti chirurgici e relativi al recupero post operatorio. Questo perchè questa procedura prevede una minima incisione nella zona inguinale ( si parla comunque di un centimetro), meno invasiva rispetto a quella tradizionale che prevede un taglio nella zona del muscolo cardiaco.