Quando parliamo di protesi bionica a cosa ci stiamo riferendo? La risposta corretta è che si tratta di una protesi che come tale tende a utilizzare delle tecnologie del tutto innovative, le quali consentono di riprodurre la funzionalità dell’arto che si è perduto. La notizia di oggi è di quelle veramente interessanti, ben fanno sperare per il futuro. Per la prima volta in assoluto è stata impiantata una protesi del tutto bionica in maniera del tutto permanente con il sistema definito scheletrico oltre che nervoso di una paziente. Come si è potuto realizzare un intervento del genere? La risposta corretta è che è stato possibile tramite un’interfaccia molto innovativa a livello di uomo-macchina che è stata inserita nel corpo di una donna di origini svedesi.
In passato, in seguito ad un tragico incidente, aveva perduto il braccio destro a causa di un incidente di natura agricolo. L’interfaccia ha avuto un collegamento diretto ai muscoli e ai nervi residuali della paziente, consentendole in tal modo di controllare in maniera del tutto naturale la mano bionica. Lo studio ha avuto una grande rilevanza ed è stato pubblicato sulla rivista Science Robotics, legato ad un progetto coordinato dall’Istituto di BioRobotica della scuola secondaria di secondo grado di Pisa.
Quali sono le sfide che si incontrano nell’applicare un arto di natura bionica nel corpo di un paziente che ha subito un incidente? Vediamole insieme:
- Uno dei problemi che si possono incontrare, sono legati all’interfaccia meccanica.
- Un altro dei problemi che si potrebbero incontrare sono legati a quanto sia affidabile il controllo.
Proprio alla luce di queste motivazioni, in passato numerose persone, pur essendogli stato proposto un arto che risultava essere decisamente sofisficato, non accettavano di inserirlo perchè procurava dei dolori nel momento in cui veniva indossato, oltre ad avere un livello molto scarso in termini di controllo.
Ingegneri e chirurghi all’opera
Proprio per queste tipologie di problematiche, un gruppo di persone con differenti abilità, si parla in tal senso di ingegneri e chirurghi, hanno trovato e pensato ad una soluzione che potesse andare incontro a queste problematiche, risolvendole in tal senso. La problematica è stata affrontata e risolta avvalendosi dello sviluppo di un’intefaccia uomo-macchina che permette di poter fissare in maniera del tutto comoda la protesi allo scheletro dell’utente attraverso un processo di osseointegrazione.
Questa tipologia di impianto, tra gli innumerevoli vantaggi offerti, consente anche un collegamento di natura elettrica con il sistema nervoso avvalendosi di elettrodi che sono stati impiantati nei nervi e nella zona dei muscoli. Quale risulta essere una caratteristica molto importante da questo punto di vista? La nuova tecnologia di natura bionica, consente di fissare allo scheletro la protesi attraverso un procedimento definito osseointegrazione. Cosa significa esattamente? La risposta corretta è che si tratta di un processo che in quanto tale permette di far crescere il tessuto osseo all’interno dell’arto di titanio facendo in maniera tale che si possa creare una connessione piuttosto forte in termini meccanici.
Questa modalità di integrazione del tessuto osseo agli impianti di titanio, consente una decisa progressione nel curare persone che hanno avuto l’amputazione di un arto nella loro storia personale. La combinazione di di osseointegrazione tramite la chirurgia ricostruttiva, avvalendosi di elettrodi impiantati e sfruttando il potenziale dell’intelligenza artificiale, consente di ripristinare la funzionalità umana in una maniera del tutto nuova.
Dietro a questa grande passo in avanti, c’è anche un gruppo italiano che ha lavorato alla realizzazione della nuova mano bionica. Nervi e muscoli legati all’arto, sono stati organizzati in maniera tale da dare alla protesi una quantità di informazioni il più possibile completa in merito al controllo di natura motoria.
Chiaramente per valutare quale sia la tipologia più idonea da proporre al paziente, per prima cosa bisogna valutare quali siano le condizioni cliniche nelle quali il paziente si sta trovando in quel momento. Per questa motivazione ci potranno essere delle circostanze nelle quali si valuterà magari un trapianto di mano di derivazione biologica, ci saranno poi altre circostanze nelle quali si valuterà un trapianto di mano avvalendosi di una protesi neuromuscoloscheletrica.
Il progetto ha avuto il finanziamento della Commissione Europea e di fatto ha dato la possibilità di fare in maniera tale che si creasse una bella sinergia e collaborazione per cercare di finalizzare il consolidamento di tecnologie di natura protesica e robotica all’avanguardia da questo punto di vista.
Mano robotica
La mano robotica che è stata sviluppata, possiede in tal senso delle caratteristiche molto particolari, si potrebbe anche affermare uniche, infatti consentono alla persona che ha perduto l’arto di poter fruire di questa protesi compiendo in maniera agevole almeno l’ottanta per cento delle attività che riguardano la vita quotidiana.
C’è una problematica specifica che interessa tutte quelle persone che devono utilizzare da questo punto di vista una protesi, si tratta del livello di accettazione dell’arto.
Il recupero della funzionalità di un arto bionico è un processo del tutto personalizzato che deve tenere conto della storia clinica del paziente. La riabilitazione dovrà essere eseguita nel più breve tempo possibile, in seguito all’intervento, facendo in maniera tale che le tempistiche legate al recupero siano da questo punto di vista il più brevi possibili.
Un’altra fase molto importante da questo punto di vista è legata al paziente, infatti dovrà essere rieducato all’utilizzo della protesi per aiutarlo a riconquistare nel più breve tempo possibile le proprie abilità e per quanto sia possibile la sensibilità al tatto. Se si deve parlare in tal senso di trattamento di natura riabilitativa è bene sapere che andrà diviso in tre fasi molto importanti, vediamo quali sono:
- Ci sarà da fare un trattamento riabilitativo subito dopo l’intervento.
- Ci sarà da fare un trattamento riabilitativo prima venga inserita la protesi.
- Ci sarà da fare un trattamento riabilitativo dopo che è avvenuto l’innesto della protesi.
Possibili complicazioni
Quali possono essere le posssibili complicazioni legate all’inesto di una tipologia di arto del genere? Vediamole insieme:
- Una delle complicazioni possibili è legato alla sindrome dell’arto fantasma nel quale si percepisce un dolore che proviene dalla zona dell’arto che è stato asportato.
- Un’altra possibile complicazione potrebbe essere legata a processi di natura infettiva.
- Un’altra possibile complicazione potrebbe essere legata a degli edemi.
- La pelle potrebbe diventare secca, infiammata, potrebbe lacerarsi.
Parlando invece dei possibili benefici a livello fisico, abbiamo:
- Per prima cosa il benessere di natura psicologica.
- Un altro fattore è l’efficienza che garantisce l’arto di natura artificiale.
- La sensibilità è maggiore.
- Il soggetto può compiere da questo punto di vista dei movimenti che risultano essere complessi.
Considerazioni finali
Quando parliamo di una protesi bionica innestata nel corpo di un paziente tramite tecnica di osseointegrazione, ci riferiamo ad un deciso passo in avanti che consente al paziente di poter recuperare la funzionalità dell’arto in precedenza amputato, con una tecnologia migliore e più evoluta rispetto al tempo passato.
fonte: agi.it/scienza/news