Prolattinoma

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Se non avete mai sentito parlare del prolattinoma si tratta di una patologia tumorale che colpisce l’ipofisi, una ghiandola situata nella regione del cranio che svolge una serie di funzioni molto importanti che andremo a vedere. Nel caso del tumore citato, si parla della produzione di un ormone specifico che è la prolattina. Quanto è diffusa questa patologia tumorale? Colpisce in egual misura uomini e donne o è più diffuso in uno dei due ceppi? Esiste un valido iter di natura preventiva che un soggetto può mettere in atto per cercare di ridurre i rischi che sono associati a questa specifica forma tumorale?

Prima di approfondire le dinamiche che interessano i tumori che possono colpire l’ipofisi, è bene fare un approfondimento in merito a questa ghiandola, a dov’è situata e a quali sono le sue funzioni. Per prima cosa quando parliamo di ipofisi, ci stiamo riferendo a una ghiandola che si trova nella zona del cranio, in prossimità della base del cranio stesso.

Pur avendo delle dimensioni molto ridotte è una ghiandola molto importante e ha una caratteristica specifica, quella di essere collegata a una sezione del cervello molto importante che è l’ippotalamo. La sua funzione specifica è quella di fare in modo tale che le attività del cervello si svolgano in maniera ottimale, oltre a garantire il corretto funzionamento della zona endocrina, adibita alla produzione di ormoni.

Tra ipofisi e ippotalamo esiste una stretta correlazione. Infatti il corretto funzionamento dell’ipofisi è regolato dall’ippotalamo che produce ormoni specifici. L’ipofisi a sua volta è una ghiandola che dà origine a ormoni che regolano il funzionamento di altre tipologie di ghiandole come ad esempio la tiroide.

Quindi è corretto parlare di tumori all’ipofisi che in linea generale pur non avendo un decorso di natura maligna nella maggioranza dei casi, possono comunque causare problemi all’organismo, trattandosi di patologie che interagiscono con il meccanismo di produzione degli ormoni ostacolandone il corretto funzionamento.

Percentuali di diffusione di questa patologia tumorale

In termini percentuali quanto sono diffusi i tumori che colpiscono l’ipofisi? Per prima cosa è bene dire che nella maggior parte dei casi si tratta di patologie tumorali definite adenomi e raramente si parla di carcinomi. Parlano dell’adenoma ipofisario, possiamo dire che si tratta di una patologia tumorale che in termini di casistiche colpisce circa 70 individui su un totale di 100.000 persone come campione di riferimento.

Gli adenomi ipofisari non sono molto frequenti come tipo di patologia, infatti si registrano circa duecento casi su un milione di persone. In linea generale questi tumori si manifestano in maniera uniforme tra uomini e donne, prediligendo persone che hanno già una certa età rispetto ai giovani.

Fattori di rischio

Esistono dei fattori di rischio specifici nello sviluppo del prolattinoma? Si tratta di tumori nei quali il rischio che un soggetto le sviluppi può essere legata a una famiglia in cui persone affini hanno avuto queste patologie? In realtà, sembra proprio che siano rari i casi in cui è possibile identificare una certa familiarità in questa neoplasia.

Allo stesso modo è altrettanto rari sono i casi in cui questi tumori sono correlati a sindromi nelle quali c’è una modificazione di natura genetica.

Tipologie tumorali specifiche

Parlando di questa particolare forma di tumore, quanti sono quelli attualmente conosciuti? Vediamo insieme una breve carrellata dei tumori che possono riguardare l’ipofisi:

  1. In base alla specifica tipolgia di ormoni prodotti, possiamo avere tumori che riguardano la produzione di prolattina (prolattinoma)
  2. Possiamo parlare di adenomi legati alla produzione dell’ormone della crescita
  3. Esiste una terza tipologia che è correlata alla produzione di corticotropina

Sintomatologia specifica

Quali sono le sintomatologie specifiche che si possono manifestare quando parliamo di tumori dell’ipofisi? La sintomatologia è legata alla tipologia tumorale specifica. Se si parla ad esempio di adenomi di certe dimensioni, la sintomatologia che il soggetto può manifestare è la seguente:

  1. Il soggetto può lamentare dei frequenti mal di testa
  2. Il soggetto può lamentare una improvvisa riduzione del proprio campo visivo

La sintomatologia può invece variare se il tumore ha dimensioni veramente importanti e può comprendere:

  1. Il soggetto può avere attacchi di vomito
  2. Il soggetto può percepire un senso di sonnolenza diffuso
  3. Il soggetto può sentirsi disorientato ( questi sintomi sono legati a un tumore definito macroadenoma)
  4. Il soggetto può ammalarsi di una patologia definita diabete insipido. Le persone che ne soffrono, hanno una carenza specifica di un ormone chiamato vasopressina. Si tratta di soggetti che per reintegrare una perdita abbondante di liquidi tramite la minzione, sono costretti a bere grandi quantità di acqua per reintegrare la perdita di liquidi. Per curare la patologia si procede alla somministrazione dell’ormone mancante

Se si parla di adenomi, si tratta di patologie tumorali che causano problemi al funzionamento dell’ipofisi, al punto tale da compromettere il corretto funzionamento dei dosaggi ormonali. La sintomatologia associata a un non corretto funzionamento dell’ipofisi può comprendere:

  1. Il soggetto lamenta cefalee
  2. Il soggetto potrebbe aumentare di peso o avere perdite di peso senza motivi apparenti
  3. In un soggetto femminile si potrebbe produrre una problematica legata al ciclo mestruale (poco regolare)
  4. Nell’uomo ci potrebbero essere disfunzioni di natura erettile e problemi di inappetenza sessuale

Parlando invece di adenomi che producono specifici ormoni, la sintomatologia dipende dal tipo di ormone prodotto. Se si tratta di prolattina e di un livello di produzione di questo ormone in quantità più elevate del dovuto, i sintomi che si possono scatenare sono un blocco del ciclo mestruale nelle donne e inappetenza sessuale.

Se la forma tumorale riguarda l’ormone della crescita e ne modifica in maniera sostanziale le quantità prodotte, si potrebbe assistere a un fenomeno chiamato gigantismo.

Approccio preventivo

Ad oggi, non esistono delle prassi mediche che abbiano creato dei protocolli efficaci da dare alle persone strumenti preventivi efficaci.

Processo diagnostico

Il processo di diagnosi che riguarda una ghiandola come l’ipofisi non è semplice. Si inizia con una visita nella quale il medico indaga a fondo la sintomatologia lamentata dal paziente e se in famiglia ci sono stati casi di tumori ipofisari. Se lo specialista pensa di essere in presenza di un tumore del genere, sottoporrà il paziente ad esami riguardanti il sangue e le urine, per controllare i livelli ormonali.

La diagnosi può essere confermata solo tramite esami specifici quali:

  1. Tomografia computerizzata
  2. Risonanza magnetica

Nella maggior parte dei casi, quando si tratta di patologie tumorali che riguardano l’ipofisi, si tratta di manifestazioni di natura benigna. L’unica forma maligna che va segnalata è il carcinoma ipofisario. Un tumore molto raro che colpisce in maniera prevalente persone adulte. Si può anche trattare di una forma che in origine era benigna evoluta in forma maligna.

Approcci di natura curativa

Per curare queste forme tumorali, si può intervenire in maniera chirugica, con la radioterapia. Trattandosi di forme tumorali piuttosto rare, è molto importante scegliere dei centri medici altamente specializzati nella cura di queste neoplasie. Per la cura si valuteranno altre variabili molto importanti quali la foma del tumore se benigna o maligna, se si tratta di tumori che producono ormoni e quale tipo è coinvolto.

Per alcune tipologie di tumori l’approccio chirugico è quello maggiormente utilizzato. Se si tratta invece di un prolattinoma si utilizza un approccio di natura farmacologica. La rimozione dell’ipofisi ha raggiunto livelli di sicurezza piuttosto accentuati, al punto tale che i rischi sono molto bassi.

La rimozione dell’ipofisi determina ovviamente un problema di natura ormonale al quale si può ovviare somministrando per via farmacologica al paziente gli ormoni sintetizzati di cui ha bisogno.

Se si tratta di tumori che sono legati alla produzione di prolattina, l’approccio farmacologico prevede un intervento mirato sull’ormone in modo da ridurne le quantità e sulle dimensioni del tumore. Se si tratta di tumori che riguardano la produzione dell’ormone della crescita e non si può utilizzare l’intervento chirurgico o non ha dato esito positivo,  si agisce con farmaci che ne bloccano la produzione.

Se il tumore si ripresenta dopo l’intervento chirugico o la cura farmacologica si dimostra inadeguata, si può utilizzare un approccio basato su radioterapia tramite raggi x per distruggere le cellule tumorali.

Oggi esistono varianti più sofisticate della radioterapia classica, citiamo in tal senso quella che utilizza protoni.

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.