Perspective Taking in psicologia

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Quando parliamo di perspective taking in psicologia a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di una capacità che hanno le persone, non tutte, di riuscire a vedere il punto di vista di un altro quando si produce una situazione specifica. Se invece facciamo riferimento alla letteratura, emerge un quadro differente e maggiormente complesso nel quale vengono coinvolte differenti dimensioni, tra queste abbiamo quella della percezione, quella relativa alla capacità cognitiva di un soggetto, quella emotiva.

Questa abilità, capacità parte dal presupposto che un singolo individuo sia in grado di superare un punto di vista che è focalizzato solo su se stesso, per questo motivo definito anche egocentrico e riuscire invece a percepire quello altrui nel modo giusto. L’abilità che possiede quindi una persona che ha questa capacità è quella di porsi da un punto di vista mentale, nel modo di vedere le cose che hanno gli altri e riuscire a utilizzare l’immaginazione per cercare di capire come si vedono gli altri, come percepiscono la realtà, cosa pensano, come avvertono da un punto di vista emotivo quelli che sono gli eventi della loro vita.

Proprio in questo senso è bene dire che la deduzione che riguarda gli stati mentali che hanno le altre persone (definita anche inferenza), si parla in tal senso di emozione, pensieri, credenze, intenzione è molto importante per regolare gli scambi emotivi e le relazioni sociali, non dimentichiamo poi che nello sviluppo dell’intelletto di una persona è molto importante la capacità di adattamento che un soggetto possiede.

Questa abilità è molto importante per riuscire a comprendere e magari prevedere quale sarà il comportamento dell’altra persona nel mondo complesso fatto di esperienze di natura sociale e esperienze di natura relazionale. Questa capacità entra sicuramente in gioco nel momento in cui nel regolare le proprie emozioni e quelle delle altre persone.

Capacità interculturale

Pensiamo adesso ad un ambito molto importante come quello legato al contesto interculturale, la capacità di adattarsi a contesti che hanno la caratteristica di essere multiculturali è sicuramente favorito nel momento in cui siamo in grado di superare dei punti di vista che riguardano la nostra etnia di appartenenza. Riuscire in pratica avvalendosi di questa capacità di comprendere le differenze che ci sono tra individui che appartengono da questo punto di vista a culture decisamente differenti rispetto alla nostra e riuscire ad avere una risposta da un punto di vista sociale che sia adeguata.

Esaminiamo le componenti

Parlando di questa peculiarità che hanno alcune persone è bene sapere che è formata da tre componenti fondamentali, andiamo a vedere quali sono:

  1. Abbiamo sicuramente una componente legata alla percezione.
  2. Abbiamo sicuramente una componente legata all’abilità di natura cognitiva.
  3. Abbiamo una componente legata sicuramente alla capacità di natura emotiva.

Esaminiamo la componente definita percettiva

Quando parliamo di percezione, ci stiamo riferendo al fatto di riuscire a capire la prospettiva dell’altro in termini di stimolo e risposta, in pratica di come un determinato stimolo viene percepito da una persona che ha un punto di vista differente rispetto al nostro e osserva le cose in maniera differente. Tra gli autori che si sono occupati di questa dimensione troviamo Jean Piaget che condusse in tal senso anche un esperimento. Definito delle tre montagne, si domanda ad un soggetto che si trova a guardare un plastico dove sono rappresentate tre montagne come potrebbero essere percepite da osservatori che occupino differenti posizioni.

Tuttavia questa non è l’unica posizione che emerge, infatti Flavell, successivamente identifica due livelli differenti che sono presenti in soggetti che si trovano nell’età evolutiva. Nella prima fase si parla di un soggetto che è in grado di comprendere come l’altro possa vedere in maniera differente le cose in un ambiente di natura fisica. La seconda peculiarità prevede che è quella di comprendere come gli oggetti del mondo fisico, possano essere organizzati e percepiti nella mente di un osservatore che si trova in una posizione differente rispetto alla nostra.

Esaminiamo la componente di natura cognitiva

Se invece parliamo di quella che risulta essere la dimensione cognitiva è bene sapere che ci stiamo riferendo alla capacità di dedurre pensieri, motivazioni che sono legati ad altre persone.

Esaminiamo la componente emotiva

Se andiamo ad analizzare quella che risulta essere la componente emotiva è bene sapere che ci stiamo riferendo alla capacità che una persona avrebbe di riuscire a comprendere le emozioni altrui. Chiaramente su queste valutazioni tra gli esperti, ci sono differenti correnti di pensiero, per esempio Davis utilizza il termine empatia cognitiva, questa a differenza di quella emotiva non prevede un coinvolgimento di natura emotiva, si parla in tal senso di comprensione a livello cognitivo degli stati emotivi dell’altra persona.

Chiaramente differenti autori si sono occupati di questa peculiarità, per esempio Robert Seulman ha elaborato un modello, in base al quale superata una fase di egocentrismo che si manifesta intorno ai cinque anni di età, il bambino nella fase successiva che è compresa in un periodo che va dai sei anni agli otto anni, inizia a percepire il fatto che l’altro bambino ha una sua soggettività tuttavia non è ancora in grado di rilevare differenti punti di vista.

C’è poi uno stadio successivo definito dell’autoriflessione nel quale inizia a capire la diversità e rendersi conto che ci sono comportamenti differenti rispetto al suo. Solo in una fase successiva che coincide poi con un’età all’incirca sui 12 anni, il bambino che si è maggiormente sviluppato è in grado di decentrarsi e inizia a distinguere differenti prospettive rispetto alla sua.

Psicoterapia

Nell’ambito della psicoterapia, la capacità di riuscire a decentrare sè stessi e di Perspective Taking in ambito psicologico, consente di lavorare su differenti obiettivi di natura terapeutica e su condizioni definite psicopatologiche. Possiamo citare in tal senso quella che viene definita “tecnica della sedia” nella quale il paziente ha un livello di interazione che interessa differenti parti del sè. Tuttavia in tal senso si possono anche fare interventi nei quali il paziente tende a dialogare e ad interagire con altre tipologie di interlocutori che sono del tutto immaginari.

In pratica questo tipo di abilità ha differenti vantaggi nell’ambito socio-cognitivo. Per esempio può aiutare un soggetto a ridurre l’utilizzo di stereotipi, può aiutare a sviluppare la compassione se un soggetto differente da sè stesso magari sta soffrendo.

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.