Mutismo selettivo

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Quando ci riferiamo a un problema come il mutismo selettivo, essenzialmente colpisce bambini in età scolare, adolescenziale. Si tratta a tutti gli effetti di un disturbo legato a una condizione di ansia, paura che un bambino può arrivare a provare in determinate situazioni e contesti. Proprio perchè alcune situazioni nelle quali il bambino si può ritrovare causano una quantità elevata di ansia, in maniera del tutto automatica smette di parlare. Il fenomeno si manifesta con un’assenza completa della comunicazione verbale del bambino calato in un determinato contesto per lui ansiogeno e fonte di pressione. Quando utilizziamo la parola selettivo stiamo proprio a indicare una sorta di cernita che il bambino fa. In questo modo comunicherà esclusivamente in via preferenziale solo con alcuni familiari e manifesterà una difficoltà piuttosto accentuata a parlare in altri contesti come ad esempio quello scolastico.

Si tratta di una condizione che è la diretta conseguenza di problemi di natura sensoriale o neurologica? No, si tratta di un blocco nel processo di comunicazione che avviene per una forma di ansia di natura sociale che il bambino ha dentro se stesso. Il fatto che metta in atto un comportamento del genere non è frutto del caso ma si tratta di una tecnica di evitamento.

Il bambino si può magari trovare in un contesto specifico nel quale si è creata nei suoi confronti una sorta di aspettativa di natura sociale nel quale persone come ad esempio le maestre si aspettano che lui parli per esprimere una sua opinione. Il bambino in quel momento avverte anche la pressione che c’è intorno a lui o almeno così la interpreta perchè le sue maestre stanno aspettando che parli ed esprima il suo parere.

Tuttavia dentro al bambino si manifestano delle sensazioni poco piacevoli che lo portano ad adottare un silenzio e a non parlare. Si tratta di un disturbo diffuso nel mondo dei bambini o parliamo di problematiche rare con un tasso di diffusione molto basso? In realtà è una condizione piuttosto rara, in termini percentuali si attesta circa sull’uno per cento.

Comparsa del disturbo

C’è un’età specifica nella quale compaiono i primi sintomi di questo disturbo? Si, all’incirca quando il bambino ha due o tre anni, si iniziano a manifestare i primi sintomi che possiamo descrivere così:

  • Il bambino ha un grado di timidezza piuttosto accentuato
  • Il bambino inizia a manifestare un certa paura in presenza di alcune persone

Tuttavia solo quando si trova in un contesto sociale specifico come può essere quello della scuola, quindi intorno ai 5/6 anni, si manifesta il problema. Si tratta di un periodo particolare nel quale viene chiesto al bambino di iniziare a comunicare in maniera verbale.

Diagnosi complessa

Si tratta di un disturbo facilmente diagnosticabile o si difficile diagnosi? In realtà il processo di diagnosi non è semplice anche per le caratteristiche stesse del disturbo, per questo motivo la diagnosi può essere fatta in tempistiche mediamente lunghe. Il problema può non essere evidente ai genitori fino a quando il bambino non si trova nel contesto scolastico.

Solo all’interno della scuola dove il livello di interazione con i bambini e anche con gli adulti tende a crescere il disturbo può essere maggiormente evidente. Si tratta anche di un contesto nel quale si iniziano ad avere compiti da svolgere a casa o esercizi da svolgere in classe. Questo chiaramente può aumentare il livello di ansia di bambini che presentano un disturbo del genere.

Studi scientifici e disturbo

Nel corso del tempo, numerosi studi  sono stati portati avanti per chiarire meglio le dinamiche di sviluppo del disturbo. Nel corso del tempo il suo nome e la sua classificazione in base al manuale dei disturbi mentali è cambiato. Inizialmente si pensava che il disturbo fosse messo in atto in maniera voluta dal bambino e per questo motivo era stato chiamato elettivo. Successivamente è stato inserito nell’ambito di questi disturbi che avvengono per una forma di ansia presente nel soggetto.

Grazie a questa modifica nel modo di interpretare il disturbo è stato possibile individuare dei criteri specifici in base ai quali è possibile orientare in maniera positiva la diagnosi.

Criteri diagnostici

Ad oggi, per poter diagnosticare in maniera sicura e senza troppe difficoltà un problema del genere, sono stati previsti cinque criteri di natura diagnostica specifici, vediamo quali sono:

  • Il bambino che presenta un disturbo del genere manifesta un tratto distintivo. Non riesce a parlare e questo accade con una certa costanza in situazioni specifiche nelle quali si è creata l’aspettativa che si esprima verbalmente. Per esempio quando si trova dentro al contesto scolastico
  • Questa problematica incide sia sui risultati scolastici del bambino sia sul suo grado di comunicazione
  • Per poter essere diagnosticato deve avere una durata pari ad almeno un mese
  • Il tipo di problema che si presenta non è causato da una difficoltà legata al tipo di comunicazione verbale che il bambino dovrebbe avere o con il linguaggio specifico che la situazione richiede

Questa tipologia specifica di bambini hanno comportamenti specifici quali:

  • Non sono per nulla attenti e lo si può vedere a livello oculare
  • Il viso non manifesta nessuna emozione, risulta essere neutro (inespressivo)
  • Il bambino potrebbe manifestare un minimo di agitazione
  • Il bambino potrebbe mettere in atto dei comportamenti aggressivi o di natura oppositiva

Comunicazione non verbale

Nel momento in cui il bambino ha questo problema e si chiude quindi in un mutismo selettivo può comunicare utilizzando un linguaggio di natura non verbale. In questo senso potrebbe:

  • Comunicare con l’utilizzo di gesti
  • Comunicare annuendo con il capo
  • Comunicare scuotendo il capo
  • Potrebbe comunicare con spinte
  • Potrebbe comunicare scrivendo
  • Potrebbe in alcuni casi emettere suoni a monosillabi

Fattori che ne influenzano lo sviluppo

Quali sono i fatori che possono influenzare lo sviluppo di un disturbo del genere? Le aree evidenziate sono tre, vediamole nel dettaglio:

  • Si è messo in luce come bambini appartenenti a famiglie che presentano problematiche legate all’ansia, possono essere in tal senso soggetti a fattori di natura ereditaria
  • L’indole caratteriale del bambino è un’altra variabile da prendere in considerazione. Eccessiva timidezza o la tendenza a mostrare timore di fronte a persone o situazioni specifiche
  • Il bambino potrebbe avere un contesto familiare nel quale i genitori hanno adottato un comportamento errato iperprotettivo

Gli ambienti nei quali il bambino interagisce maggiormente sono quelli legati alla scuola e alla famiglia. Da questo punto di vista sarà molto importante che la famiglia collabori con gli insegnanti per riuscire a sostenere nella maniera adeguata questi bambini. Da parte dei genitori è richiesto uno sforzo che vada nella direzione giusta. Evitare quindi comportamenti errati che vanno dal creare pressioni sul bambino per cercare di farlo parlare ad altri nei quali intervengono in maniera attiva nel sostituirsi al bambino quando gli vengono fatte delle richieste di natura verbale.

Approcci terapeutici

Si dovrà intervenire utilizzando una psicoterapia di natura cognitiva-comportamentale. L’intervento è mirato a modificare il pensiero che insorge nel bambino quando emerge il disturbo. Le aree nelle quali si interverrà saranno le seguenti:

  • Si cercherà di ridurre l’intensità e la frequenza nella risposta ansiogena del bambino
  • Si dovrà lavorare sull’autostima del bambino cercando alimentarla e cercando di far crescere il suo livello di sicurezza
  • Si lavorerà per dare al bambino strategie per gestire in maniera intelligente le emozioni con valenza negativa

Altrettanto importante sarà la fase di educazione dei genitori al disturbo del bambino. In questo modo interiorizzeranno delle strategie utili a gestire nel migliore dei modi la problematica.