La mente vuota : di cosa parliamo

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Se pensiamo ad una condizione come quella della mente vuota a cosa ci stiamo riferendo? In linea generale si pensa che ci troviamo in una condizione nella quale non si pensa assolutamente a nulla. Si tratta in ogni caso di un’espressione che viene utilizzata con una certa frequenza, pur risultando piuttosto vaga. Si potrebbe anche dire che ci stiamo di fatto riferendo ad una persona che si trova in una condizione nella quale non ha un pensiero specifico, oppure si trova a pensare a delle cose senza nessuna importanza, saltando dall’una ad un’altra. Si potrebbe anche trattare di condizioni nelle quali non ci sono risposte specifiche se abbiamo in mente una domanda precisa, motivo per cui non siamo in grado di mettere in campo un’azione specifica per risolvere una determinata problematica. Si tratta in pratica di una condizione nella quale si ha un livello di attenzione che viene definito:

  • Possiamo parlare di un tipo di azione definita dispersa.
  • Possiamo parlare di una tipologia di azione definita sfocata.

Per cercare di comprendere meglio questa dinamica, un team di un gruppo di ricercatori di un’Università della California ha condotto in tal senso un esperimento, per cercare di capire meglio, comprendere quale condizione si produce nel cervello di una persona. Come hanno agito? Cosa hanno fatto? In pratica hanno portato avanti un esperimento diviso in due tranche di tempo differenti. Nel primo esperimento hanno chiesto ad un campione pari a 145 volontari reclutati appositamente, di svolgere un compito determinato in un lasso di tempo molto breve, circa dieci minuti. Successivamente il totale dei volontari sono stati divisi in tre gruppi differenti, vediamo cosa è stato fatto:

  • Il primo gruppo ha dovuto lavorare in maniera costante e continua ad altri compiti impegnativi.
  • Un secondo gruppo invece ha eseguito un esercizio finalizzato a rilassarsi oltre che di meditazione.
  • L’ultimo gruppo invece è rimasto semplicemente seduto, senza dover svolgere in tal senso alcun compito, in totale relax, questo per una tempistica simile all’esperimento, circa dieci minuti.

Parliamo del secondo esperimento

Successivamente è stato condotto un secondo esperimento nel quale sono stati utilizzati una quantità di candidati inferiori, si parla di circa 50 persone. Nel loro caso, analogamente al primo esperimento è stato dato un compito da svolgere in un arco temporale pari a quindici minuti. Quale compito hanno svolto? La risposta corretta è che in un tempo di circa quindici minuti, dovevano elaborare delle informazioni di natura visiva che avevano la caratteristica di avere un certo livello di complessità. Dopo aver svolto questa fase, ne è stata attivata un’altra nella quale il gruppo iniziale è stato a sua volta suddiviso in due sottogruppi che hanno svolto azioni del tutto differenti, vediamo quali:

  1. ll primo gruppo ha continuato a lavorare sul compito che gli era stato assegnato precedentemente.
  2. Il secondo gruppo invece si è trovato in una stanza d’albergo nella quale non hanno fatto assolutamente nulla. Questa inattività forzata è stata protratta per un tempo pari a 15 minuti.

Per entrambi gli esperimenti che sono stati condotti i ricercatori si sono concentrati sul monitoraggio dell’attività cerebrale dei partecipanti. Nello specifico in due fasi del tutto distinte, vediamo quali:

  1. L’attività cerebrale è stata monitorata prima che che i partecipanti svolgessero il compito che gli era stato assegnato.
  2. L’altro monitoraggio è stato invece eseguito sulle persone nel momento successivo allo svolgimento del compito molto impegnativo che gli era stato assegnato.

I ricercatori di quale strumento si sono avvalsi per il monitoraggio dell’attività cerebrale? La risposta corretta è che è stata utilizzata una tecnica che si chiama risonanza magnetica funzionale.

Conclusioni alle quali si è arrivati

Quali sono quindi le conclusioni alle quali si è arrivati avvalendosi di questa tecnica? La risposta corretta è che si è scoperto che nel momento in cui la mente sta vivendo una dinamica di svuotamento, si è attivato una dinamica di attività cerebrale definita anche rete neurale predefinita. Questa rete neurale, funziona nel momento in cui la mente di un soggetto in generale non è focalizzata e concentrata per portare a termine un compito specifico. L’ipotesi avanzata è che questa rete sia direttamente collegata a processi di natura cognitiva, vediamo quali:

  • Si pensa possa essere collegata ad un processo cognitivo come quello definito dell’introspezione.
  • Si pensa possa essere collegata ad un processo cognitivo come quello dell’immaginazione.
  • Si pensa possa essere collegata ad un processo cognitivo come quello della memoria.
  • Si pensa possa essere collegata ad un processo cognitivo come quello legato alla fase di consolidamento di ricordi del tutto nuovi.

Considerazioni finali

Quali sono le conclusioni alle quali si è pervenuti nel momento in cui si portato avanti questo esperimento? Vediamole insieme:

  1. Parlando di reti di natura cerebrale che tendono ad attivarsi quando la mente si trova in una condizione di riposo assoluta, si può dire che questi rappresentino a tutti gli effetti degli indicatori che si riferiscono al livello di salute espresso dal cervello oltre che di capacità cognitiva.
  2.  Il fatto di poter analizzare lo stato di riposo del cervello, lo schema relativo all’attività cerebrale espresso, sarebbe un elemento predittivo di condizioni mentali che tendono ad esprimersi nel futuro. In pratica quelli che vengono definiti stati mentali che si esprimono nella fase del riposo, avrebbero la funzione di essere degli indicatori della effettiva capacità di natura cognitiva espressa.
  3. Il cervello a differenza di quello che potremmo pensare, utilizza la fase del riposo per attività che sono legate a fasi successive. In pratica gli stati mentali di riposo durante i quali il cervello lavora in ogni caso, vengono di fatto utilizzati da questo organo per organizzare una sorta di pianificazione e preparazioni ad azioni che si svolgeranno poi nel futuro.

In pratica la scoperta interessante di questi ricercatori riguarda il fatto che ci sono porzioni del cervello, adibite a elaborare informazioni di natura sensoriale che funzionano in modo tale da essere attive anche quando la mente risulta essere in uno stato definito vuoto. Quali sono queste aree specifiche? Vediamolo insieme:

  1. L’area della vista.
  2. L’area dell’udito.

In pratica il cervello svolge una funzione di continua analisi delle informazioni legate all’ambiente e tende ad elaborare informazioni, questo nonostante una persona possa non averne consapevolezza. Si tratta di uno studio che in quanto tale potrebbe dare una chiave di interpretazione del nostro cervello del tutto nuova. La mente vuota non è uno stato negativo, al contrario consente di rilassarsi e contribuire al benessere sia fisico che mentale di una persona.