L’uomo macchina potrebbe diventare una realtà? Una sorta di ibrido, composto da parti organiche e parti robotiche, difficile dare una risposta specifica in tal senso, sicuramente è vero che in un futuro magari neanche troppo lontano, alcune persone che hanno delle problematiche specifiche, potrebbero magari ricevere innesti di neuroni del tutto artificiali che potranno sostituire quelli difettosi. Questo magari a causa di:
- Una delle motivazioni potrebbe essere l’invecchiamento;
- Un’altra delle cause potrebbe essere una patologia di natura neurodegenerativa.
Ad oggi a quale punto siamo arrivati? La risposta corretta è che parlare di mini reti neurali è corretto, sono già presenti, tuttavia queste applicazioni possiamo dire siano in fase iniziale. Infatti si parla di una branca specifica chiamata in tal senso ingeneria neuromorfica, una scienza che risulta essere in grado di creare delle strutture che sono del tutto sintetiche, con la peculiarità di modellare il loro comportamento in maniera del tutto analoga a quello della cellula nervosa.
Un’altra notizia interessante è legata al fatto che in questo settore sta entrando Elon Musk con un suo progetto che dovrebbe chiamarsi Neuralink. Tuttavia è un progetto del tutto differente, infatti non si parla della creazione di neuroni di natura artificiale, in grado di simulare il più possibile il funzionamento e la struttura di quelli umani.
Nel caso di Elon Musk, il progetto prevede la possibilità di innestare nel cranio dei dispositivi di natura computerizzata, i quali saranno in grado di fare tre cose, vediamo quali:
- Potranno rilevare;
- Potranno amplificare;
- Potranno elaborare i segnali elettrici del cervello e saranno in grado di stimolarli.
Quali saranno i vantaggi di una tecnologia del genere? La risposta corretta è quella di dare la possibilità a persone paraplegiche e tetraplegiche, di potersi muovere di nuovo. Questo chip al quale sta lavorando Elon Musk ha solo questa tipologia di obiettivo? In realtà punta a diventare nel corso del tempo una vera e propria interfaccia tra il nostro cervello ( in questo caso quello del paziente) e le macchine.
Midollo spinale
Tuttavia in campo, nell’ambito di queste bellissime applicazioni, non c’è chiaramente solo Elon Musk, ci sono altre persone che accarezzano il sogno di dare nuovamente alle persone la capacità di muoversi, dopo magari essere rimaste paralizzate a causa di traumi. Questo avvalendosi di neurostimolatori che vengono inseriti all’interno dell’organismo della persona tramite il sistema nervoso. Questo è quello che sta accadendo a Losanna in Svizzera, dove sono stati trattati dei pazienti ( nello specifico tre), aventi lesioni spinali nella zona del torace.
Come si è lavorato sui volontari? Si trattava di persone che come tali, erano paralizzate da anni, motivo per il quale si è proceduto all’innesto di un dispositivo in grado di fungere da stimolatore nella zona del midollo spinale, in una modalità differente rispetto ad altri approcci già tentati in tempi passati.
Si è poi lavorato basandosi su un algoritmo legato allineato all’anatomia del singolo paziente, il tutto viene gestito tramite un tablet. Questo consente di attivare una sorta di guida nel stimolare i nervi che tendono a controllare la muscolatura delle gambe. Una volta che il neurostimolatore viene impiantato, le persone oggetto della ricerca, sono in grado di muovere i primi passi.
In un arco temporale pari a sei mesi, hanno potuto camminare, andare in bici e nuotare, i movimenti è bene sapere da questo punto di vista che non sono naturali al cento per cento.
Neurostimolazione
Quando parliamo di neurostimolazione midollare a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di una tecnica che consente di impiantare nella zona del canale vertebrale uno o più elettrodi. Per quale motivazione viene eseguita una tecnica del genere? La risposta corretta è che si esegue su tipologie di pazienti che soffrono di dolore cronico, soprattutto se in precedenza in virtù di questa problematica sono stati sottoposti a trattamenti di natura farmacologica, riabilitativa, miniinvasivi e questi non hanno portato i risultati sperati sul paziente sofferente.
Quando è consigliabile raccomandare una neurostimolazione del genere? La risposta corretta è che viene consigliata in pazienti che hanno una sindrome dolorosa che interessa la zona lombare o la zona cervicale che tende da questo punto di vista ad avere un processo di irradiazione che arriva fino alle estremità.
Si tratta di una procedura consigliata a tutte quelle pazienti che possono avere una sindrome dolorosa complessa. Potrebbe essere legata a tutte quelle persone che hanno un dolore definito da angina refrattaria. Potrebbe essere legata a tutti quei pazienti che hanno un dolore di tipo cronico ed è collegato ad un processo ischemico nella zona degli arti inferiori.
In cosa consiste esattamente la procedura? Viene inserito un apposito ago, un elettrodo (filo), nello spazio definito epidurale. Questo a sua volta viene collegato ad un generatore presente sotto alla pelle. Questo generatore tende a produrre segnali di tipo elettrico con un voltaggio basso.
Tramite l’utilizzo di un apposito telecomando, il paziente ha la possibilità di regolare il livello di intensità e relativo al processo di stimolazione. L’impianto non viene installato subito ma la procedura prevede in tal senso due fasi differenti, nella prima si capisce se la stimolazione è efficace e consente al paziente di ridurre o mitigare il dolore che percepisce. Nella seconda fase, si procede a impiantare in maniera del tutto definitiva l’impianto tramite una sedazione leggera e in anestesia locale.
Valutazioni preliminari
Prima di poter procedere in tal senso, il candidato dovrà essere sottoposto ad un percorso definito di valutazione oltre che di selezione, in maniera tale da poter capire se risulta idoneo alla terapia di natura neurostimolante. Per poter poi decidere di innestare l’impianto nel paziente, si dovrà essere idonei da un punto di vista psicologico, oltre a non avere alcun tipo di controindicazione che possono essere legate alle condizioni medesime di salute legate al paziente.
Dopo l’intervento, come si dovrà regolare il paziente? In termini di recupero è bene sapere che sarà progressivo e legato ad un programma di riabilitazione di natura motoria nel quale si cercheranno di massimizzare i risultati ottenuti sul paziente che soffriva di questa sindrome dolorosa, sulle sue effettive capacità di natura motoria e di conseguenza sulla qualità di vita del paziente stesso.
Considerazioni finali
Quando si parla dell’uomo macchina o per meglio dire ad un uomo ibrido, la riflessione che si fa e lo scopo per il quale si lavora e si opera in questo modo è quella di trovare una soluzione che sia il più ideale possibile per chi nel corso della propria vita ha perduto delle specifiche funzionalità.