linfoma di hodgkin : le cause e le cure ad oggi

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Il linfoma di Hodgkin è una neoplasia del sistema linfatico, in pratica la sua origine è legata ai linfociti B, parliamo di una tipologia specifica di globuli bianchi che possono essere presenti in numerosi organi del nostro corpo, come ad esempio il midollo osseo, il sistema sanguigno, la milza o i linfonodi.

Quali sono le funzioni del sistema linfatico? Ha funzioni di difesa, serve per costituire delle solide difese in presenza di agenti esterni o di malattie. Quali sono le caratteristiche del tessuto linfatico? Per prima cosa potremmo dire che il suo grado di diffusione è tale che può essere in tutto l’organismo, motivo per cui la neoplasia si può diffondere e sviluppare in organi differenti, anche se spesso è localizzata nei linfonodi. 

Cosa si deve fare per effettuare una diagnosi corretta del linfoma di Hodgkin? La procedura richiede l’asportazione del tessuto interessato dalla presenza della neoplasia, successivamente viene svolto un esame istologico. 

Nel momento in cui viene eseguito l’esame istologico, emerge tutta la particolarità di questa forma tumorale. Infatti la quantità di cellule tumorali è veramente minima, in termini percentuali si parla di un 2%, mentre è presente un elevato numero di cellule antinfiammatorie di forma regolare che non presentano alcun tipo di anomalia.

Diffusione del Linfoma di Hodgkin

Quanto è grande la diffusione di questa patologia di natura tumorale? Si parla di un tumore raro, infatti le statistiche riportano un quadro molto chiaro sul suo sviluppo: colpisce un campione di 4 persone ogni 100.000 abitanti circa. 

Per quanto sia raro nella popolazione, colpisce una fascia di età molto precisa, si parla di persone che hanno un’età che parte dai 15 anni e arriva fino ai 35 anni. Abbiamo detto che si tratta di una forma tumorale rara, tuttavia è bene anche aggiungere che è in crescita rispetto al passato.

In Europa l’incremento di questa patologia tumorale è stato del 20%, nel mondo invece i casi nuovi con relativa diagnosi hanno superato abbondantemente i 50.000 casi annui. Il fattore invece molto positivo è legato alle statistiche relative al tasso di mortalità: tutte in netto calo rispetto al passato. 

Individuazione dei fattori di rischio nel linfoma di Hodgkin

Esistono dei fattori di rischio che possiamo identificare con sicurezza nella diffusione del linfoma di Hodgkin? Per prima cosa possiamo dire che l’esposizione del nostro organismo a radiazioni, pesticidi, o agenti di natura chimica, aumenta il rischio di sviluppo di questa neoplasia, analogamente ad altre patologie.

Oltre all’esposizione delle sostante che abbiamo citato, possiamo identificare alcuni rischi specifici in base ai quali aumentano le possibilità di sviluppare questa patologia tumorale, vediamo nel dettaglio quali:

  • Il fattore legato all’età è un parametro di riferimento molto importante, il picco tumorale si manifesta su una popolazione in età giovanile compresa tra i 20 e i 30 anni, mentre per le fasce più anziane della popolazione, il parametro di riferimento è oltre i 60 anni.
  • Se prendiamo un campione di popolazione divisa in base al sesso, il rischio di sviluppare questo tipo di patologia tumorale è molto più marcato nella popolazione maschile rispetto a quella femminile.
  • Si possono escludere fattori di natura genetica, non siamo in presenza di una malattia di natura ereditaria
  • Può colpire persone che hanno un sistema immunitario indebolito, parliamo di soggetti magari affetti da Hiv o che hanno subito trapianti
  • A livello geografico è un tipo di patologia tumorale molto più sviluppata nell’Europa del Nord e negli Stati Uniti.

Suddivisione del tumore

Il tumore viene solitamente diviso in due grandi gruppi. Abbiamo quello classico, che solitamente coinvolge una percentuale di pazienti che è oltre il 90%. In casi più rari può manifestarsi una forma particolare nella quale vengono colpite alcune zone specifiche del corpo.

Linfoma di Hodgkin a predominanza linfocitaria

A differenza del classico linfoma, in questa forma più rara le zone interessante sono i linfonodi periferici come il collo, le ascelle, la regione femorale. In questa forma tumorale, raramente sono presenti sintomi come la febbre, sudorazione notturna, perdita di peso. A oggi non si conosce la causa esatta legata al manifestarsi di questa patologia. Quello che si è potuto riscontrare è che nella maggior parte dei casi, sono presenti anomalie nella struttura dei cromosomi.

La diagnosi avviene attraverso la biopsia, solitamente interessa un linfonodo. Per effettuare una diagnosi corretta, si valuta se sono presenti le cellule Lp, positive al Cd20. Se la malattia presenta uno stadio avanzato, si deve necessariamente utilizzare la chemioterapia. Purtroppo l’elevata tossicità di questo approccio terapeutico richiede un monitoraggio attento dei pazienti. Soprattutto per il rischio di poter sviluppare patologie tumorali secondarie o malattie che colpiscono i polmoni.

Analizzare la sintomatologia per una corretta diagnosi

Se il paziente presenta una sintomatologia che può far sospettare la presenza della sindrome di Hodgkin, serve un esame di approfondimento. Quello che viene utilizzato per effettuare una diagnosi corretta è la biopsia dei linfonodi. Il tessuto viene prelavato e successivamente analizzato al microscopio. Dopo essere riusciti a formulare la diagnosi corretta, serve una successiva valutazione che aiuti a capire a che stadio di diffusione si trova la patologia tumorale.

Per poter determinare a quale stadio si trova la malattia, sono necessari degli esami di approfondimento ulteriori. Quindi è bene fare una risonanza magnetica, una ecografia e la PET. 

La PET in modo particolare sta assumendo negli ultimi anni un’importanza sempre maggiore, non solo aiuta a definire con precisione a il livello di sviluppo della patologia, serve anche per valutare in maniera attenta quale sia il grado di risposta alla terapia che si andrà ad applicare sul paziente.

Una volta che si è conclusa questa fase di approfondimento, si deve anche valutare a quale stadio di sviluppo sia arrivata la patologia tumorale. Solitamente si attribuisce un livello di gravità che va da 1 a 4. In tal senso si fanno delle valutazioni che riguardano gli eventuali organi che sono coinvolti nel tumore e dov’è localizzato nel nostro corpo.

Cure utilizzate oggi nella patologia di Hodgkin

Dobbiamo dire che nel linfoma di Hodgkin, la guarigione è piuttosto alta, riguarda circa l’80% dei pazienti coinvolti dalla patologia. Esistono controindicazioni per pazienti che si sono sottoposti alle cure per l’Hodgkin se decidono di avere figli in seguito? Non esistono delle controindicazioni legate alla terapia che impediscano di avere successivamente dei figli.

Tuttavia in forma precauzionale è consigliabile proporre alle persone affette da questa neoplasia, siano essi maschi o femmine, l’eventuale mantenimento del liquido seminale tramite congelamento. Nel caso delle donne riguarderà il tessuto ovarico. 

Come si può valutare quale sia il trattamento più adatto da proporre e far fare al paziente affetto da questa patologia? Occorre valutare alcune variabili importanti quali lo stadio della malattia, quindi a che punto di sviluppo è arrivata, di quale forma stiamo parlando, l’età anagrafica del soggetto ammalato, ultimo ma non meno importante è il livello generale di salute del paziente.

La terapia che si decide di applicare, può avere un approccio nel quale collaborano vari specialisti, e si può anche decidere di utilizzare tra di loro trattamenti differenti che si combinano. Non vengono utilizzati approcci di natura chirurgica, se non in fase iniziale, quando si esegue la biopsia.

Terapie utilizzate

Solitamente per curare questa patologia, si utilizzano delle terapie che possono essere tra di loro combinate, parliamo della polichemioterapia, un approccio che si basa sulla combinazione di una maggior quantità di agenti di natura chimica sulle cellule neoplastiche. Diversamente si può utilizzare la radioterapia, un trattamento che consiste nell’utilizzo di radiazioni ionizzanti che puntano a danneggiare il patrimonio genetico delle cellule tumorali e impedirne in tal modo un’ulteriore proliferazione.

Le terapie possono essere utilizzate in maniera singola o se il medico lo ritiene opportuno anche in maniera combinata Si possono anche applicare terapie più aggressive se lo stadio della malattia è più avanzato. Tuttavia si è visto che pazienti curati con terapie troppo aggressive hanno sviluppato il rischio di manifestare patologie tumorali secondarie, correlate a queste terapie.

Per questo motivo, si cerca di limitare alcuni trattamenti solo agli stadi iniziali, utilizzando il meno possibile la radioterapia. Per tutti quei pazienti che non ottengono la guarigione dopo il primo ciclo di terapie, si possono utilizzare cicli di terapie aggiuntive.

Oppure in alternative si può ricorrere alle staminali, con il trapianto autologo ( una reinfusione di cellule staminali ematopoietiche del paziente stesso) o allogenico ( cellule che provengono da un donatore esterno).

Per fortuna le evoluzioni nel campo della ricerca hanno consentito lo sviluppo di nuovi farmaci tra questi citiamo il Brentuximab Vedotin in grado di riconoscere la molecola CD30, introducendo una tossina al loro interno e riuscendo a distruggerle con un processo mirato di selezione.