Lagoftalmo sintomi

316

Quali sono i sintomi del lagoftalmo? Da questo punto di vista è bene dire che potremmo essere in presenza di sintomi con un certo grado di evidenza tra cui la secchezza oculare, la cheratite, la possibile opacizzazione della cornea, processi di natura infiammatoria che possono avere un livello di gravità più o meno marcato. Possiamo definirla come una patologia? In realtà no, non parliamo di una patologia vera e propria ma di una conseguenza collegata da altre patologie. Tra quelle maggiormente comuni abbiamo l’herpes simplex, l’herpes zoster oftalmico.

Tra le altre possibili conseguenze possiamo avere l’ictus, l’ittiosi, un intervento che comporta la rimozione del neurinoma acustico e la sindrome di Down.

Approfondiamo la problematica

Si tratta di una condizione che in quanto tale impedisce del tutto di chiudere la palpebra in maniera completa o entrambe. Si tratta di una problematica che in quanto tale potrebbe essere collegata a patologie con un livello di gravità più o meno marcato. In tal senso si parla di:

  • Potrebbe essere legata a una forma di paralisi del nervo facciale;
  • Potrebbe essere collegata a una malformazione di natura congenita;
  • Potrebbe essere legata a lesioni relative al muscolo orbitale dell’occhio;
  • Potrebbe essere collegato a pazienti che in tal senso hanno cicatrici presenti nella zona della palpebra;
  • Potrebbe essere collegato a interventi;
  • Per esempio la blefaroplastica;
  • Potrebbe essere collegato a traumi di natura fisica.

Storia del lagoftalmo

Si tratta di una condizione che in quanto tale si crea nel momento in cui non si riesce a chiudere in maniera corretta la rima della palpebra. Da cosa deriva la parola? Dal termine greco lagoos e significa lepre. Secondo una credenza popolare, si pensa che queste tipologie di animali tendano a dormire con gli occhi chiusi.

Qual’è la funzione delle palpebre? Tendono a svolgere una funzione di natura protettiva nei riguardi degli occhi, in maniera particolare quando il paziente dorme. Durante la giornata il loro movimento tende a favorire una distribuzione il più omogenea possibile delle lacrime sull’intera superficie.

In questo modo viene garantito un processo di idratazione adeguato degli occhi e consente la fuoriuscita di eventuali corpi estranei all’interno. Quale potrebbe essere una delle conseguenze legate al lagoftalmo? Per prima cosa potrebbe esserci una problematica di occhio secco, una problematica che come tali causa irritazioni e possibili fastidi. Tra le conseguenze alle quali il soggetto è esposto c’è anche la possibilità di sviluppare processi di natura infettiva molto pericolosi.

Il fatto che la rima palpebrale tenda a non chiudersi del tutto lascia in tal senso la cornea la zona chiamata congiuntiva completamente esposte all’azione di agenti esterni, questo consente di fatto che si possano produrre:

  • Abrasioni nella zona delle cornee;
  • Cheratiti;
  • Congiuntivi.

Quali possono essere le conseguenze maggiormente gravi? Vediamole insieme:

  • Se parliamo di una cornea che risulta essere danneggiata, potrebbero esserci neovascolarizzazioni;
  • Potrebbero formarsi delle ulcere in seguito a opacizzazione;
  • Potrebbe essere collegata a processi di natura infettiva.

Parliamo di cause

Quali possono essere le cause che creano i presupposti perchè si formi il lagoftalmo? In linea generale tende ad essere causato da una paralisi di quello che viene definito nervo facciale. La sua funzione specifica regola il corretto funzionamento dei muscoli della zona delle palpebre.

Tuttavia non si può escludere a priori che questa patologia possa svilupparsi in seguito alla presenza concomitante di altre patologie quali l’ictus. Quali potrebbero essere altre cause? Potrebbero essere collegate a traumi di natura fisica, potrebbe essere collegato all’esoftalmo, si parla in tal senso di una fuoriuscita del bulbo oculare dalla sua orbita.

Potrebbe essere collegata all’ectropion, si tratta della rotazione della palpebra verso la zona esterna. Quando parliamo di lagoftalmo ci riferiamo a una condizione nella quale si trovano pazienti che sono in coma, motivo per il quale si manifesta una diminuzione del tono di quello che risulta essere il muscolo orbitale. Potrebbe essere una condizione che interessa quelli che sono i disturbi della pelle con un livello di gravità marcato, tra queste abbiamo l’ittiosi.

Non si può escludere che il lagoftalmo non possa essere la conseguenza di un intervento di natura chirurgica. In tal senso un esempio è un intervento di blefaroplastica che di fatto è una procedura di chirurgia estetica. Qual’è lo scopo di questo intervento? La procedura di chirurgia estetica prevede l’eradicazione (l’asportazione) dell’eccesso di cute legato alla zona della palpebra che consente di ridurre quelli che sono i segni del tempo.

Possono esserci ulteriori casistiche? La risposta è si, potrebbe anche interessare soggetti che soffrono di disturbi legati alla tiroide, oppure potrebbe essere legato all’esito di un intervento mirato all’asportazione di un neurinoma acustico.

Approccio diagnostico

Quando si parla di lagoftalmo ci si riferisce a una problematica che solitamente viene diagnosticata mentre si effettua una visita oculistica. In tal senso è bene specifica che l’oculista si avvale di una lampada a fessura, ispezionando in tal senso il bulbo oculare. Successivamente viene richiesto al paziente di tenere gli occhi chiusi, questo consente di misurare lo spazio presente tra le palpebre.

Cura

Qual’è il corretto iter legato alla cura? Una volta effettuata la diagnosi in seguito ai sintomi del lagoftalmo, si può proseguire con una cura. Quali sono le terapie? In tal senso è bene specificare che non si può avere una risposta univoca ma si tratta di terapie che sono diverse e tendono a variare in base alla problematica. Se si tratta di un caso che come tale risulta essere meno grave, ci si potrà limitare ad applicare lacrime artificiali che consentiranno di mantenere la cornea idratata.

Possono esserci anche approcci di natura chirurgica? La risposta corretta è si, in tal senso l’intervento è focalizzato sull’applicazione di placche che vengono posizionate sulla palpebra superiore. La forza di gravità tende a spingere verso la parte bassa questa zona, in tal senso si riduce lo spazio effettivo presente tra le rime.

Qualora il lagoftalmo non dovesse migliorare, si potrà procedere con l’impianto di placche con struttura in oro in quella che risulta essere la zona interna della palpebra tramite un intervento chirurgico.

Quanto dura l’operazione? Si parla di una tempistica di circa due ore e viene svolta in anestesia locale. Tuttavia l’intervento in sè potrebbe presentare qualche problematica. Da questo punto di vista potrebbe insorgere una forma di astigmatismo della cornea.

Sensazione di formicolio alla testa

Articolo precedenteIridodenosi
Articolo successivoLeucocoria
Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.