Fivet e percentuali di successo al primo tentativo, qualsiasi donna che decida di intraprendere una strada del genere per poter avere un figlio, si sarà domandata quali sono effettivamente le possibilità reali e vere che abbiamo con questa tecnica. Per prima cosa dobbiamo un attimo approfondire il livello di conoscenza che abbiamo su questa tecnica.
Se parliamo di Fivet, ci riferiamo a una tecnica che prevede la fecondazione in vitro con relativo trasferimento dell’embrione. In una condizione naturale, lo spermatozoo e la cellula uovo, si incontrano nella tuba. In questa tecnica, tutto avviene tramite una provetta.
Fivet percentuali di successo al primo tentativo
Giustamente se adesso ci mettiamo nei panni di una donna, che desidera molto aver un figlio e magari a 40 anni, prima di valutare una tecnica di fecondazione in vitro, si domanderà quali siano le effettive percentuali di successo e se basterà un solo tentativo per riuscire ad avere il bambino che da tanto tempo sogna.
Qua ovviamente si parla di statistica, monitorare la tecnica Fivet e le percentuali di successo al primo tentativo vuol dire poter dare delle certezze a una donna. Poterle dare una risposta certa, non alimentando false speranze ma cercando nella scienza e nella ricerca quelle risposte che cerca da tanto tempo.
La domanda vera è se siamo in grado di darle. Vi diciamo subito che fornire una risposta del genere, non è per nulla semplice. Un risultato positivo relativo a una tecnica del genere al primo tentativo è condizionato e legato a una serie di fattori. Ma quali sono i principali fattori che influenzano questa tecnica? Quali impattano in maniera molto forte sulla riuscita della Fivet?
Fivet percentuali di successo al primo tentativo: quali sono i fattori che la influenzano
Il principale fattore che influenza la tecnica in vitro è sicuramente l’età anagrafica della donna, un secondo fattore molto importante è quello legato legato alla presenza di eventuali e precedenti gravidanze o aborti. Questi sono i due fattori fondamentali che influenzano fortemente la riuscita della tecnica.
Forse prima di parlare di Fivet e percentuali di successo al primo tentativo, dobbiamo analizzare ancora una volta le variabili in gioco che non si esauriscono semplicemente con l’età biologica della donna e con il fatto di avere avuto precedenti gravidanze. Ci sono fattori come la risposta ovarica, la qualità del liquido seminale, se sono presenti patologie del tratto uterino.
Come possiamo quindi vedere, viste le variabili in gioco, è molto difficile fornire delle statistiche attendibili che comprendano anche le percentuali di successo al primo tentativo. Quello che possiamo dire è che la tecnica Fivet ha aperto nuove strade alla medicina riproduttiva.
Quali sono le fasi della tecnica Fivet e come funziona
Dopo aver tralasciato un attimo la Fivet e le percentuali di successo al primo tentativo, domanda alla quale come abbiamo visto, è difficile dare una risposta dati i molteplici fattori da considerare, possiamo adesso spiegare nel dettaglio come si sviluppa questa tecnica e quali sono le fasi importanti per fare sì che ci siano buone possibilità di successo.
Dopo aver sottoposto a una visita approfondita la donna che ha deciso di rivolgersi a un centro specializzato per poter avere un figlio, e valutato in maniera attenta che esiste un effettivo problema di fertilità, la prima fase dell’applicazione di questa procedura consiste nella stimolazione ovarica.
In condizioni normali, una donna produce un ovulo al mese, per aumentare le probabilità di avere una gravidanza, si utilizza un trattamento di tipo ormonale che dura circa 15 giorni. Stimolare la produzione di ovuli è un trattamento che non ha una procedura standard che vada bene per ogni tipo di paziente.
Proprio per questo motivo è necessario di volta in volta, fare una valutazione soggettiva sul paziente che abbiamo, sia in termini di somministrazione di farmaci che di tempistiche. Lo stato della paziente e la sua risposta alle terapie, viene costantemente monitorato con una serie di esami tra cui l’ecografica e prelievi di sangue.
Successivamente viene anche utilizzato e somministrato un ormone che stimola la maturazione degli ovuli. Avviene poi una seconda fase nella quale la paziente viene sedata per consentire un prelievo di ovuli tramite un ago che raggiunge le ovaie. Contestualmente a questa fase, avviene anche il prelievo del liquido seminale.
Solitamente si utilizza lo sperma del partner, tuttavia se questo dovesse presentare problemi, si può sempre ricorrere a un donatore esterno. Una fase successiva al prelievo è caratterizzata dalla scelta degli spematozoi qualitativamente migliori. Una volta effettuati questi prelievi, arriva la fase vera e propria della fecondazione.
Quando avviene il trasferimento dell’embrione nell’utero
Il trasferimento dell’embrione nell’utero avviene solitamente nei 2/3 giorni successivi all’inseminazione. Gli embrioni che non sono stati trasferiti nell’utero vengono congelati, si potranno utilizzare in un secondo momento se si deciderà di ottenere una nuova gravidanza.