Se parliamo di alimentazione e fame nervosa, stiamo di fatto creando un collegamento che a tutti gli effetti è presente tra il nostro modo di alimentarci, di mangiare il cibo e quelli che possono essere degli stati d’animo che influenzano fortemente il modo in cui tendiamo a mangiare. A molti sarà capitato senza magari accorgersene, quando siamo sotto stress, quando i livelli di ansia presenti nella nostra mente sono molto elevati, vuoi per carichi di lavoro eccessivi, vuoi per preoccupazioni legate al futuro e a certi problemi che volenti o nolenti dovremo affrontare, può cambiare anche il modo in cui ci alimentiamo, il modo in cui solitamente introduciamo il cibo nel nostro corpo. Possiamo quindi a tutti gli effetti parlare di una sorta di comportamento di natura alimentare in base al quale regoliamo il nostro modo di mangiare e anche il tempo che dedichiamo al cibo.
Pensiamo ad un attimo agli stati di animo che possiamo vivere in determinati momenti, possono essere caratterizzati da sfumare emotive di varia natura e queste possono influenzare direttamente lo stile alimentare e anche i cibi che tendiamo a mangiare. Vediamo quali sono questi stati emotivi:
- Se proviamo paura correlata ad ansia, il nostro modo di mangiare potrebbe cambiare
- Se stiamo vivendo un periodo di forte stress, sicuramente anche senza accorgercene, tenderemo a variare il nostro modo di mangiare
- Se siamo tristi, se stiamo vivendo un periodo di tristezza mista a malinconia, potremmo avere delle variazioni che riguardano il nostro modo di mangiare
Quello che accade dentro ad una persona è che lo stimolo a mangiare, il livello di appetito che abbiamo può decisamente aumentare, di conseguenza con un appetito più robusto, potremmo anche decidere di variare il regime alimentare solito ed abituale in base al quale ogni giorno consumiamo i pasti e introdurre magari nella dieta abituale cibi che hanno un maggior apporto di grassi o magari dolci.
Definizione del problema
Tuttavia utilizzare un termine che identifica un livello di nervosismo maggiormente alto e per questo motivo focalizzato sull’alimentazione e su come mangiamo, non è proprio corretto. Possiamo invece dire che un soggetto che presenta questa specifica problematica, tende a utilizzare il cipo come una sorta di mezzo per fronteggiare in maniera più pronta una situazione, un accadimento, un evento che risulta essere particolarmente stressante.
Quello che effettivamente accade è che un soggetto abituato a mangiare in un determinato modo vari il proprio regime alimentare in maniera tale da introdurre una maggior quantità di cibo o magari inserendo alimenti che abitualmente non consuma. Parliamo di cibi come i dolci, cibi ricchi di grassi e zuccheri.
Questo mutamento nel proprio modo di mangiare è una risposta a eventi, situazioni, accadimenti di natura negativa che possono decisamente variare il modo in cui un soggetto mangia e si alimenta. Questo comportamento che cambia può portare un soggetto a mangiare in maniera più abbondante rispetto al suo solito oppure al contrario a vedere nel cibo non un alleato ma un qualcosa di negativo e quindi a mettere in atto dei comportamenti che si basano sull’evitare il cibo in generale riducendone nel corso del tempo la quantità.
Il soggetto quindi potrebbe adottare due comportamenti specifici:
- L’evento stressante innesca nel soggetto un bisogno maggiormente accentuato di alimentarsi variando anche i cibi che consuma
- L’evento stressante potrebbe portare al contrario a un evitamento del cibo, in pratica il soggetto ha minor appetito e minor stimolo a mangiare
Il cibo diventa un rifugio
Quindi un soggetto che ha un periodo di grande stress, si particolare ansia vede nel cibo la panacea di tutti i mali. Per questo motivo preso magari da un senso di tristezza diffuso, in preda a un forte stato di ansia provocato da uno stress lavorativo piuttosto accentuato, vede nel cibo un motivo più che valido per concedersi una pausa da attività che sono cariche di stress e preoccupazioni come:
- Il cibo diventa un momento di stacco piacevole per una situazione lavorativa stressante
- Parliamo ad esempio di uno studente universitario che sta sostenendo degli esami pesanti, potrebbe volere uno stacco concedendosi un momento di relax con il cibo
Tuttavia non dobbiamo identificare necessaramente nel cibo un sentimento positivo che un soggetto prova. Potrebbe anche essere preda di un’emozione negativa come la rabbia, in questi specifici casi, il cibo non è visto come un qualcosa di salutare ma un semplice stimolo scatenato da un tumulto di natura emotiva presente nel soggetto.
Studi e correlazioni di natura biologica
Alcuni studi recenti hanno dimostrato come il modo in cui un soggetto tende ad alimentarsi è fortemente influenzato dallo stress correlato ad alcune dinamiche di natura biologica. In pratica una condizione di stress prolungata che può anche diventare cronica, crea un mutamento nel modo in cui ipotalamo-ipofisi e surrene si regolano.
Negli uomini, il rilascio di una sostanza come il cortisolo tende ad aumentare quello che è il comportamento alimentare del soggetto perchè stimola l’appetito. Anche il modo di mangiare cambia, infatti il soggetto è più portato a scegliere cibi di natura grassa o dolci che sono in grado proprio per la loro composizione di ridurre il carico di stress nel breve periodo che il soggetto sta in quel momento avendo e sperimentando.
Quindi lo stress prolungato, condizioni di lavoro troppo cariche di problemi stressanti, potrebbero indurre una risposta di fame nervosa che non sono collegate a stimoli legati al senso di fame o al bisogno di saziarsi ma vengono prodotte da segnali di natura prettamente emotiva.
Studi recenti hanno cercato di comprendere a fondo se un soggetto che sperimentare un appetito incrementato per motivazioni di natura nervosa, potrebbe aiutare a produrre nel soggetto una condizione di momentaneo benessere. In pratica quando mangia prova emozioni e sensazioni positive che riducono e fanno diminuire gli stati emotivi negativi che stava provando.
Tuttavia è ancora da stabilire se questo approccio singolo del soggetto a stimoli di natura stressante, che potremmo anche definire di natura “compensativa” sia realmente utile e produca una condizione di benessere che si contrappone al malessere prodotto dall’evento negativo stressante oppure al contrario produca nel corso del tempo un peggioramento nello stato emotivo del soggetto.
Ulteriori approfondimenti
In realtà un approccio basato su uno stimolo della fame correlato a condizioni emotive negative, quindi un nervosismo diffuso da stress non sembra avere una valenza positiva. Al contrario questi comportamenti alimentari non corretti, tendono a portare il soggetto allo sviluppo di problematiche quali la bulimia nervosa.
Alcuni studiosi ipotizzano che questi comportamenti alimentari errati, potrebbero anche essere il risultato di una condizione nella quale il soggetto sviluppa queste problematiche già nella prima infanzia.
Approcci di natura curativa
Per riuscire a curare nel modo giusto un soggetto che presenta un problema del genere, bisogna per prima fare una distinzione molto importante e in base a quella poi si procede:
- Potremmo trovarci di fronte a un soggetto che ha una fame di natura biologica scatenata da un appetivo biologico
- Potremmo invece trovarci di fronte a un soggetto che ha una fame che è la conseguenza di una reazione di natura nervosa
Per riuscire a distinguere i due approcci differenti al cibo, potrà risultare utile registrare su un diario i cibi mangiati e le sensazioni fisiche ed emotive che il soggetto ha provato mentre consumava il pasto. Questo approccio può sicuramente dare delle indicazioni più precise che consentono di riuscire a distinguere in maniera più chiara una fame che ha una base di natura biologica da quella che può essere collegata a uno stato emotivo di nervosismo.
Per curare in maniera efficace questa problematica, recenti studi hanno dimostrato che un approccio basato sul mindfulness possono aiutare a dare al soggetto strumenti per combattere in maniera efficace una fame che deriva da uno stato d’animo di nervosismo. Tuttavia dipende anche molto dal tipo di problema manifestato dal soggetto. Se si tratta di autentiche abbuffate nelle quali il soggetto mangia “senza che ci fosse un domani” accompagnate poi da sensazioni di perdita completa del controllo causati da eventi di natura emotiva, allora si dovrà intervenire con una terapia di natura cognitivo-comportamentale.