Eritrofobia

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Avete mai sentito parlare di una condizione psicologica definita eritrofobia? Se volessimo definirla in maniera semplicistica, la potremmo vedere come la classica paura di arrossire, quindi nell’immaginario della maggior parte delle persone, si tratta di un piccolo problema, che non porta poi a conseguenze così serie. Ma le cose stanno proprio così? Si tratta veramente di una condizione minimamente invalidante, quindi superabile con una certa facilità, o invece è la spia di un problema di natura psicologica più serio, che va affrontato nel modo giusto? Quali sono gli approcci terapeutici che devono essere messi in campo, per aiutare la persona che soffre di questa condizione psicologica a superarla in maniera serena e a recuperare in questo modo, tranquillità, equilibrio, e serenità personale?

Se il termine paura di arrossire vi fa sorridere, perchè magari alla maggior parte delle persone, fa venire in mente una situazione non particolarmente traumatica, ma un evento perfettamente superabile, vi diciamo subito che l’approccio che state utilizzando è sbagliato. In realtà, dietro a questa paura di arrossire, si nasconde una vera e propria fobia, che si associa alla manifestazione fisica del rossore. Anzi è bene ancora essere più chiari e parlare di una vera e propria fobia che è causa d’invalidità nel soggetto che ne soffre. Trattandosi di un problema di natura psichiatrico, va presa sul serio, analizzata, vanno messe in campo delle tecniche per aiutare il soggetto che ne soffre a superarla.

Se ragioniamo ovviamente sul significato del termine, che vuol dire arrossire, la maggior parte delle persone, lo associerà sicuramente a un evento che nella vita di tutti almeno una volta è capitato, per questo motivo perfettamente superabile. Quindi, in condizioni perfettamente normali, quando non si tratta di una condizione fobica, vi sarà capitato in occasione di un evento mondano, magari andando a teatro, oppure recandovi a una festa, di trovarvi in una situazione nella quale vi viene fatta una battuta maliziosa e imbarazzante. Questo, in molte persone può scatenare una reazione di tipo fisico che è un arrossamento diffuso sul viso. Un sintomo di un imbarazzo profondo che in quel momento si sta vivendo, tuttavia si tratta in linea di massima, di un evento superabile, passato il momento di disagio, il sintomo fisico tende a scemare e tutto torna nella norma.

Termine fobia, problema invalidante

Come abbiamo detto fino a questo momento, si tratta di un problema che in condizioni normali, viene affrontato cercando di minimizzare quel momento di imbarazzo che ha scatenato quel diffuso rossore. Tuttavia per un soggetto fobico, che ha una problematica del genere, è necessario fare un ragionamento differente, non è semplicemente etichettabile come paura di arrossire in pubblico, c’è qualcosa di più profondo che va indagato.

Questa fobia non è equiparabile a un disagio momentaneo che deriva dal provare un certo imbarazzo, si tratta di un serio problema per chi ne soffre, di una condizione di natura invalidante. Per questo motivo, quando si utilizza un termine specifico come fobia, dobbiamo essere più precisi e capire meglio di cosa stiamo parlando. La parola fobia a cosa si riferisce esattamente? Potremmo dire che si tratta di una reazione di natura emotiva molto pronunciata, intensa, che il soggetto non riesce in alcun modo a controllare, scatenata da un evento, una situazione specifica.

La paura che si produce nel soggetto in seguito alla manifestazione fisica, è talmente intensa, che ha la capacità di paralizzare qualsiasi reazione che si vorrebbe mettere in atto per superare l’evento fobico. L’arrossire in fondo è solo una reazione di natura fisiologica piuttosto naturale, causata dal un maggior affluso di sangue nella zona del capillari presenti sul viso. Questo rende più colorito il viso e si percepisce anche una sensazione di calore sul viso stesso, piuttosto intensa.

Cosa accade nella mente della persona che vive questa condizione in maniera fobica? Si accorge del cambiamento, quindi capisce che sul suo viso si è diffuso un rossore intenso ed esteso, tuttavia il soggetto fobico adotta una reazione nel quale l’imbarazzo, che dovrebbe essere una condizione momentanea, invece aumenta. Il soggetto si rende conto di non riuscire ad opporsi alla reazione fisica che sta avendo.

In condizioni normali, il disagio o l’imbarazzo che hanno scatenato la reazione fisica, tendono rapidamente a passare, in un soggetto fobico invece, si innesca una reazione di tipo psicologico molto più accentuata, dominata da una sensazione di paura.

Sintomi che crescono di intensità

La persona che soffre di eritrofobia, ha una reazione ben differente da una persona che non vive questa condizione patologica, infatti quell’imbarazzo che di solito dura qualche minuto e che poi naturalmente tende a passare, non è quello che accade nella persona preda di questa fobia.

Anzi, al contrario di quello che si può pensare, il tempo che trascorre non aiuta il soggetto fobico che anzi si accorge di avere una sintomatologia che cresce di minuto in minuto. Quindi, i sintomi specifici che vive la persona che ha questa fobia sono:

  1. Un aumento del battito cardiaco fino ad arrivare alla tachicardia
  2. Sensazioni specifiche che avverte quali ad esempio l’azzeramento della salivazione
  3. Un rossore diffuso e piuttosto intenso
  4. Il soggetto avverte chiaramente di essere fuori controllo, di non avere una reazione normale e di non riuscire minimamente a gestirla e a controllarla

I soggetti che presentano questi problemi, solitamente hanno delle personalità con determinate caratteristiche, andiamo a vedere quali sono:

  1. Sono persone fondamentalmente molto timide
  2. Non hanno un io rafforzato, anzi hanno sentimenti di bassa autostima nei loro riguardi
  3. Se si confrontano con gli altri, percepiscono un senso di inferiorità
  4. Non avendo una grande fiducia in se stessi, di conseguenza non hanno neanche fiducia in quelle che sono le loro reali possibilità

Conseguenze della fobia

Quindi il soggetto affetto da eritrofobia, di fronte al sintomo fisico, reagisce con in maniera razionale, minimizzando l’evento e quindi dando origine a una reazione fisica di tipo transitorio, ma la esaspera. Si fa prendere dalla paura, e la paura a sua volta amplifica questi sentimenti che sta vivendo, dando luogo a reazioni che aumentano man mano di intensità.

Questa reazione molto forte, implica delle conseguenze nella vita della persona che vive questa fobia. Infatti metterà in atto dei comportamenti che cercheranno di non riprodurre in alcun modo l’evento che ha scatenato la reazione fobica. In casi molto accentuati, il soggetto tenderà a mettere in atto un isolamento volontario, magari proprio dal contesto sociale che innesca questa reazione incontrollata.

Approcci curativi

Chiariti i meccanismi di questa fobia, è bene ora chiedersi cosa si possa fare, in che modo il soggetto che ne soffre, possa uscire da questa condizione psicologica. Partendo dal presupposto, che nella sua forma iniziale, questa fobia si manifesta come una paura passeggera e non particolarmente complessa da gestire.

Tuttavia, per poter mettere in atto delle strategie precise, che possano aiutare la persona che ne soffre a guarire, è bene fare un passo indietro e specificare un dettaglio molto importante. Serve che il soggetto che soffre di questa fobia, acquisisca un certo grado di consapevolezza, e si renda conto di avere un problema che va affrontato. Deve quindi comprenderlo, capire di cosa si tratta e cosa sta vivendo. Una volta acquisita questa consapevolezza, si potranno mettere in atto delle strategie o delle soluzioni per cercare di risolverlo e tenerlo sotto controllo.

Una volta acquisito il giusto grado di consapevolezza, ci sono varie strade che si possono intraprendere, che cambieranno a seconda di quanto è radicato e acuto il problema che il soggetto ha. Quindi si può pensare a un approccio che utilizzi tecniche di rilassamento, unite al counseling di natura psicologica.

Si può intervenire tramite la psicoterapia, con tecniche di natura comportamentale che aiutino il soggetto nel corso del tempo, a padroneggiare i propri sintomi e a riuscire a gestirli. Si può anche utilizzare un approccio di natura farmacologica, che attenui i sintomi, siano essi di natura depressiva o ansiogena.

 

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.