La cultura della competizione a quali vantaggi porta? Per prima cosa è bene fare un’analisi, partendo dal presupposto che viviamo in una società piuttosto complessa e che evolve rapidamente, si è sempre pensato che la competizione fosse un motore molto importante. Da un certo punto di vista è bene sapere che si tratta di un modello che come tale tende a radicarsi fin dall’infanzia, per poi avere un’ulteriore accentuazione quando si entra a pieno titolo nel mondo del lavoro.
Questo modello, a fronte di sviluppi di natura tecnologica importanti, vedi oggi l’intelligenza artificiale è sicuramente destinato ad espandersi ulteriormente anche legato al fenomeno della globalizzazione. Tuttavia è giusto anche domandarsi se porti sempre ai risultati che una persona si attende oppure no.
Competizione e contesti di lavoro
In linea generale possiamo dire che i contesti di lavoro hanno tutti un certo grado di competizione, tuttavia questa spinta, questo modello che ormai è fortemente interiorizzato in molte persone, non è percepito da tutti allo stesso modo. Infatti una competizione che sia interna ad un’azienda o magari interna ad un reparto, potrebbe stimolare alcune persone e quindi viverla in maniera positiva da questo punto di vista, mentre invece potrebbe avere un altro tipo di effetto su altre tipologie di individui, nei quali invece viene percepita non nel modo più opportuno e quindi crea un effetto del tutto diverso; tende a scoraggiare a produrre ansia.
Cultura e organizzazioni
Se dovessimo in tal senso identificare la problematica vera, potremmo anche dire che ci sono contesti di lavoro, organizzazioni che come tali introducono a radicano un modello di lavoro basato su una competizione che risulta essere spietata da certi punti di vista, pur di raggiungere determinati obiettivi.
Questo approccio, questa metodologia viene applicata anche basandosi su contesti di lavoro dove non c’è cooperazione e un minimo di coesione. Tuttavia sono scenari da questo punto di vista piuttosto discutibili, non sempre portano ai vantaggi sperati. Creare contesti di lavoro dove risulta essere presente una conflittualità molto marcata, potrebbe indurre le persone a mettersi in malattia.
Una cultura eccessivamente competitiva potrebbe portare le persone ad esasperare conflitti interni, puntando magari ad approcci eccessivamente basati sulla critica.
Competizione nell’ambito lavorativo
Identificare competizione con la produttività può essere giusto ma molto dipende da come il tutto viene strutturato. Se c’è nel contesto di lavoro una strutturazione adeguata, con un piano di obiettivi che sia chiaro, questo tipo di approccio e di esperienza potrebbe risultare anche positiva e stimolante.
Tuttavia è pur vero che organizzazioni di lavoro nelle quali il fattore della competizione è una costante continua, possono indurre le persone presenti all’interno a sviluppare un disagio di natura psicologica.
Stress positivo e stress negativo
Ora è importante fare una distinzione, partendo dal presupposto che potremmo avere uno stress che possiamo definire positivo, nel quale l’individuo si attiva e utilizza le proprie risorse di natura intellettiva per arrivare a determinati obiettivi e risolvere magari determinate problematiche.
Possiamo invece parlare di uno stress negativo, ogni volta in cui ci possiamo ritrovare a operare in un contesto eccessivamente competitivo, dove le pressioni e le rivalità tra gli individui sono all’ordine del giorno e questo non aiuta a mantenere un livello di salute mentale adeguato.
Tuttavia è anche bene capire che una cultura competitiva può essere un vantaggio, se si tratta tuttavia di un approccio del tutto destrutturato, tende a mantenersi costante nel corso del tempo, si basa su una rivalità eccessiva, si possono creare dei contesti di lavoro nei quali determinati approcci vengono a mancare del tutto, vediamo quali sono:
- Si parla di approcci basati sulla coesione.
- Si parla di approcci basati sull’empatia.
- Si parla di approcci basati sul rispetto reciproco.
Indagine e Università della Cina
In un’indagine condotta dall’università della Cina, si è fatto un approfondimento nel quale si è visto che in un luogo di lavoro idoneo, dove c’è una buona organizzazione, dove il meccanismo concorrenziale risulta essere equilibrato e non spietato, ci saranno dei risultati che possiamo definire positivi.
Al contrario in contesti dove la produttività è collegata ad una marcata concorrenza gli uni con gli altri, i dipendenti tendono in tal senso a scoraggiarsi, al punto tale che lo stesso livello di produttività al quale si mira, in realtà tende a diventare meno efficace.
Competizione sana e malsana
Proprio per questo motivo è bene parlare di una sana competizione, dove questa viene guidata dal grado di motivazione che ogni persona ha e dal desiderio che si possano ottenere nel corso del tempo dei risultati. Tuttavia in questo caso l’individuo ha fiducia in sè stesso anche nel momento in cui si mette in competizione con altre figure che hanno un livello professionale simile. Tuttavia se questo approccio competitivo sano si trasforma in un meccanismo spietato, non si deve parlare più di sfida ma di una sorta di minaccia che le persone iniziano a percepire.
In questa dinamica i colleghi di lavoro non fanno più parte di una squadra ma al contrario inziamo a percepirli come dei rivali, diventano in tal senso figure che percepiamo con un certo grado di allarme e di minaccia, al punto tale che magari tenderanno ad escogitare dei trucchi e mettere in atto dei meccanismi che non aiutano la produttività del singolo individuo.
Conformismo pianificato
Nel momento in cui ci si trova a lavorare in un contesto di lavoro che risulta essere da questo punto di vista “malsano”, potrebbere esserci una reazione a livello individuale detta conformismo. Cosa accade esattamente? Invece di cercare di migliorare la propria prestazione di lavoro, cercare quindi di migliorarsi e puntare all’eccellenza, si decide di mettere in pratica un meccanismo del tutto diverso, si può decidere di fare ” il minimo sindacale” per avere uno stress minore e ridurre il rischio che si possano produrre della dinamiche che risultino dannose.
Invece di fare uno sforzo per migliorarci, per ridurre il carico di stress e ansia, decidiamo di uniformarci, essere quindi simili il più possibile agli altri.
Meccanismo della competizione
Bisogna infatti tenere sempre presente che la reazione ad un contesto altamente competitivo è soggettiva, ci sono persone che percepiscono vantaggi, altre invece sono maggiormente vulnerabili a dinamiche basate su un livello di stress elevato e ansiogeno. Le strutture nelle quali la competizione risulta essere eccessiva e accentuata, diventano tossiche e ci sono chiaramente delle conseguenze, vediamo quali sono:
- Stress come fattore costante.
- Percezione di un senso di minaccia.
- Si portano a casa problematiche e angosce.
- Timore legata ad una perdita del posto di lavoro.
Tuttavia i modelli di lavoro che vanno applicati non sono tutti uguali, attualmente ci sono aziende che operano nel settore tecnologico nelle quali l’impronta è la formazione dei lavoratori e un approccio di natura cooperativo. In questo modo, le sfide complesse che i mutamenti nel mercato avvengono, si affrontano insieme ad altri colleghi nei quali tuttavia non vediamo una minaccia ma un supporto.
La cultura della competizione può essere un vantaggio o uno svantaggio, molto dipende dall’impronta aziendale e da come questa tipologia di organizzazione viene applicata.
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