Coprofagia diagnosi

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Arrivare a una diagnosi di coprofagia non è propriamente semplice. Per prima cosa la persona che soffre di questa condizione mentale, spesso non considera questa pratica una cosa strana ma come una condizione normale. Quindi per poter arrivare a una diagnosi è necessario che il paziente abbia messo in atto comportamenti di tale natura a discapito di un’altra persona.

Un altro fattore molto importante è che il soggetto che mette in atto questa pratica, inizia a percepire un disagio che investe il piano personale, quello relazionale e quello sociale

Approfondiamo la problematica

Se non avete mai sentito parlare di coprofagia, sappiate di che si tratta di un disagio di natura psicologica o meglio dire patologia piuttosto seria che porta un soggetto sia esso di sesso maschile o femminile a nutrirsi di materiale fecale che può essere del soggetto stesso o di altre persone. Tuttavia riuscire a capire quale sia il motivo per cui il soggetto arrivi a una condizione del genere, quali siano le cause, quali le interazioni con l’ambiente circostante è un problema non da poco. Tuttavia è bene fare una specifica parlando di due patologie che sono correlate, parlaremo quindi di coprofilia e di questa problematica. Possiamo dire che entrambe le condizioni psicologiche rientrano in una macrocasistica definita delle parafilie. Cerchiamo ora di approfondire questa tematica e di capire a cosa si riferisce.

Parafilie

Quando parliamo di parafilie ci stiamo riferendo a impulsi, pulsioni, fantasie ma anche comportamenti che riguardano la sfera sessuale di un determinato soggetto. Si tratta di comportamenti che hanno la caratteristica di essere ricorrenti nel tempo e con un determinato grado di intensità.

Nella pratica sessuale tradizionale, le parti interessate sono le zone dei genitali e il coito, tutto questo viene completamente sostituito con pratiche alternative ugualmente valide in grado di provocare nel soggetto una persistente eccitazione erotica e sessuale.

Quando parliamo di questa patologia ci riferiamo a una condizione mentale nella quale il soggetto tende a sostituire la normale pratica sessuale con il contatto e la vista dei propri escrementi e di quelli degli altri. Si tratta di un oggetto sessuale in grado di scatenare nel soggetto lo stesso livello di eccitazione sessuale che un soggetto normale avrebbe con un rapporto di natura sessuale.

Questa specifica pratica sessuale presenta dei connotati di natura sadomaso e anche di umiliazione.

Evoluzione dell’oggetto del desiderio

Come si manifesta questo interesse morboso verso il materiale fecale? Come si sviluppa nella fase iniziale una pratica del genere? Il primo passo porterà il soggetto che ha questo tipo di patologia a chiedere a un altro soggetto di poter assistere al momento in cui espelle del materiale fecale.

Quindi possiamo dire che nella sua fase iniziale, il soggetto prova un interesse che riguarda sia il partner al quale chiede di poter assistere, sia al materiale fecale che viene espulso. Tuttavia il tipo di perversione che presenta, ha vari stadi di sviluppo. Da quello iniziale si passa in uno stadio successivo nel quale l’interesse di natura sessuale per il proprio partner svanisce del tutto e viene completamente sostituito con l’interesse verso il materiale fecale.

In questo specifico stadio, il rapporto con il partner e l’interesse che ci poteva essere scema completamente fino a scomparire del tutto. L’eccitazione sessuale che il soggetto proverà, sarà completamente collegata al prodotto quindi al materiale fecale.

Fase pratica della perversione

Arriviamo quindi alla terza fase di questa perversione mentale, quella che potremmo definire pratica. Dopo aver assistito alla fase di defecazione del partner, avere successivamente perso interesse per lui e essersi contentrato sull’oggetto sessuale che è il materiale fecale, il soggetto passa alla parte pratica.

In maniera volontaria tenderà a nutrirsi di materiale fecale che potrà essere suo o di un’altra persona. Si tratta di una patologia mentale che riguarda solo ed esclusivamente il mondo degli adulti o può riguardare anche i bambini? Sia adulti che bambini, tuttavia in entrambi i casi si tratta di soggetti che hanno patologie specifiche. Nel caso degli adulti potremmo trovarci di fronte a un soggetto schizzofrenico, nel caso dei bambini si parla di soggetti subnormali.

Si tratta in ogni caso di una condizione nella quale che possiamo sicuramente definire di natura patologica, soprattutto quando il soggetto mangia volutamente materiale fecale e prova con questo gesto un piacere di natura sessuale.

Potremmo anche definirla come uno stadio sessuale interrotto, nel quale non è avvenuto quello sviluppo che dovrebbe portare un soggetto a trarre piacere sessuale attraverso i genitali. In questo specifico caso lo stadio è primitivo, confinato alla fase anale e orale.

Cenni storici

Questa patologia e perversione di natura mentale è stata descritta per la prima volta alla fine dell’ottocento, con l’osservazione di alcuni comportamenti di soggetti rinchiusi in manicomi. Tuttavia ad oggi, la scienza non è in possesso di dati attendibili che possano dare delle evidenze sul livello di incidenza di questa perversione nell’ambito della popolazione.

Mondo animale

Tuttavia è bene fare una distinzione specifica. Nel mondo degli animali la pratica di consumare il materiale fecale di altri animali è piuttosto diffusa. Un esempio in tal senso è quello della mosca, tuttavia questa pratica è diffusa anche tra mammiferi di dimensioni ragguardevoli. Pensiamo agli elefanti, agli ippopotami, ai gorilla e alle scimmie.

L’uomo in tal senso ha avuto un’evoluzione attuando un progressivo allontanamento da queste pulsioni di natura primitiva ancora diffuse nel mondo animale. Questa evoluzione è il risultato di una percezione di disgusto e di repulsione di fronte a determinate pratiche legate al suo passato.

Trattamento da mettere in atto

Se si arriva alla diagnosi di coprofagia, per affrontare un problema del genere è necessario un approccio di natura psicoterapeutico sul soggetto che dovrà comunque essere personalizzato in base alle esigenze del singolo soggetto. Si può anche pensare ad un trattamento di natura farmacologica basato su aloperidolo che ad oggi è reputato l’unico farmaco che è in grado di ottenere dei risultati.

Questa pratica è potenzialmente dannosa per un soggetto, potrebbe causare infezioni o in alcuni casi portare il soggetto alla morte. Se sono presenti i sintomi indicati, si dovranno indagarne a fondo i risvolti, la loro natura, e cercare di trovare tutte le strade a disposizione per ottenere nel paziente del miglioramenti.

Le più grandi difficoltà che si possono avere nel trattare una persona che soffre di un disturbo del genere è per prima cosa il fatto che il soggetto non riconosca in questi comportamenti un problema da affrontare e risolvere. Solo quando una persona che soffre di questa patologia si rende conto che quello che vive non è effettivamente una condizione normale e inizia a percepirla come un disagio reale, allora sarà possibile affrontare in maniera seria la problematica, mettere in atto tutte le possibili soluzioni a disposizione e in alcuni casi portare il soggetto verso un processo di guarigione.

Verruche genitali