Come gestire un conflitto

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Come gestire un conflitto nel modo migliore? Per prima cosa è importante rendersi conto che è una parte integrante delle relazioni che ci sono tra le persone, infatti se facciamo una riflessione, ci potremo rendere conto del fatto che in qualsiasi relazione che nel corso del tempo abbiamo stabilito, si sono sempre prodotti degli scontri. Da questo punto di vista, un altro dato interessante del quale è importante si tenga conto, nasce alla luce del fatto che le relazioni molto intense, intime, generalmente sono quelle in cui è più facile insorga una certa conflittualità.

Nel modo di pensare comune, il conflitto è una realtà che come tale viene vista come negativa e spiacevole. Secondo il ragionare comune è importante arrivare ad eliminarlo il prima possibile. Questo ci permetterà poi di riuscire a godere di una relazione in maniera serena. Tuttavia è importante a questo punto fare una riflessione; il fatto di avere un conflitto è bene sapere che non deve per forza essere visto come una problematica che va risolta, al contrario va considerata come una forma di interazione che va utilizzata, per fare in modo tale che la relazione abbia una crescita.

Riflessioni errate

Tuttavia per arrivare a considerare il conflitto come una fase necessaria e importante nella crescita di un rapporto, serve per prima cercare di sradicare dei luoghi comuni che lo accompagnano, vediamo quali sono:

  • Uno dei pregiudizi sui quali ci si basa spesso è legato al fatto che se si litiga, si tende a distruggere una relazione.
  • Se si produce un litigio, la relazione non tornerà più ad essere quella di prima.
  • Se ci si arrabbia, si tende a perdere il controllo.
  • Generalmente quanto si litiga, si tende sempre ad avere una contrapposizione nel quale da una parte c’è una persona che perde e dall’altra c’è una persona che vince.
  • Un altro dei luoghi comuni sui quali ci si basa è il fatto che non si litiga perchè magari ci sono i bambini.

Gestione di un conflitto

Per prima cosa, questo è sicuramente uno dei passi maggiormente difficili e complessi che andranno fatti è importante per prima cosa rendersi conto che c’è un conflitto. Tuttavia questo primo passo è molto difficile, in modo particolare se si pensa che il fatto di arrivare ad un litigio potrebbe mettere decisamente fine alla relazione che stiamo vivendo. Se si pensa che la rabbia sia un sentimento distruttivo, il fatto di avere un dialogo, parlarne, come potrà essere di aiuto alla relazione che si sta vivendo? Se si concepisce il conflitto come una sorta di scontro dove si arriverà in maniera del tutto inevitabile ad avere un perdente ed un vincente, forse è meglio creare una situazione nella quale c’è il quieto vivere.

Come si può arrivare ad una consapevolezza del genere? Partendo dal presupposto che esiste un conflitto, questo è un passo molto importante ed è il primo per poter poi arrivare a gestire il tutto in maniera ottimale.

Le relazioni presuppongono i conflitti

Per prima cosa quindi e si tratta di un passo molto importante è essenziale arrivare a rendersi conto che esiste un conflitto, rendersi conto che c’è una differenza tra l’emozione che si sta vivendo ed il comportamento che si sta adottando. Il percepire la rabbia, non vuol dire in maniera automatica comportarsi in maniera aggressiva.

Ci sono a tutti gli effetti passaggi differenti tra come si percepisce l’emozione della rabbia e come si agisce. In realtà tra l’emozioni per come la esprimiamo e il comportamento che adotteremo, ci sono due fasi intermedie molto importanti, andiamo a vedere quali sono:

  • Per prima cosa dovremo accogliere la rabbia e arrivare a riconoscerne la sua legittimità.
  • Mentalizzarsi invece, si basa sul fatto che saremo in grado di elaborarla, cercando di comprenderne le ragioni. Il fatto di riuscire ad arrivare a riconoscere la rabbia, ci consente di avere a disposizione una serie di opzioni.

I conflitti non si possono risolvere

Se si parte dal presupposto che i conflitti possano avere una risoluzione, si sbaglia modo di ragionare, infatti le contrapposizioni torto e ragione, vincere o perdere non portano da nessuna parte. Cosa si può fare allora? La risposta corretta è che il conflitto si può trasformare da un semplice scontro, ad un incontro nel quale ci sono chiaramente esigenze, bisogni, desideri che sono tra di loro differenti.

Non dobbiamo per forza concepire la rabbia come un nemico in questa dinamica, anzi al contrario possiamo considerarla come uno strumento. Ci consente di avere maggiore consapevolezza delle esigenze che abbiamo oltre che riuscire a comunicarle ad un’altra persona.

Tuttavia per poter fare questo deciso passo in avanti, per prima cosa è importante capire che per poter trasformare lo scontro in un incontro, il migliore alleato che abbiamo è l’altra persona.

Cosa fare in modo concreto

Vediamo ora nel dettaglio una guida che ci consente di arrivare a comprendere cosa sia meglio fare per gestire in maniera ottimale questa dinamica:

  • Per prima cosa è importante mantenere un focus attivo e attendo sul vero problema che stiamo avendo.
  • Un altro pensiero importante che dobbiamo fare si basa sul fatto che non è corretto pensare che eliminando l’altra persona ( inteso come un processo di allontanamento mentale e in termini di emozioni) si potrà arrivare a risolvere la problematica.
  • Un altro passo importante da questo punto di vista è quello di rendere esplicito il conflitto.
  • Cercare di mantenere la calma, prendersi del tempo, evitare di reagire subito, quindi non cadere nell’errore di pensare che l’unico modo corretto sia quello di avere una logica reattiva piuttosto che comunicativa.
  • Un altro fattore importante si basa sul fatto di riuscire a mantenere una comunicazione che sia il più rispettosa possibile, cercando di ascoltare con molta attenzione l’altra persona.
  • Cercare di rispettare i confini del conflitto che si è creato.
  • Bisogna mantenere la libertà di critica, intesa come quella dinamica in base alla quale ci si riferisce al singolo comportamento e non alla persona.
  • Bisogna mantenere e preservare la libertà di poter dire no, infatti essere compiacenti non aiuta in alcun modo.
  • Cercare di capire quali possano essere i bisogni dell’altra persona, cercando di passare ad un atteggiamento di attacco ad un atteggiamento empatico.
  • Un altro fattore importante è quello legato all’individuazione di strategie che si basano su interessi comuni.

Il come gestire un conflitto non è certamente una fase semplice, richiede empatia, ascolto, comunicazione e interazione.

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