Claustrofobia sintomi

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Quali sono i sintomi della claustrofobia? In tal senso un soggetto potrebbe iniziare ad avere:

  1. Una sudorazione abbondante;
  2. Potrebbe avere una respirazione rapida o andare in iperventilazione;
  3. Potrebbe avere nausea;
  4. Potrebbe avere vomito;
  5. Potrebbe avere un battito cardiaco piuttosto accellerato definita anche tachicardia;
  6. Potrebbe andare incontro a uno svenimento;
  7. Potrebbe avere tremore;
  8. Potrebbe avere brividi;
  9. Potrebbe avere sensazioni di vertigini;
  10. Potrebbe avere un intorpidimento;
  11. Potrebbe avere un formicolio;
  12. Potrebbe avere delle difficoltà in fase di respirazione;
  13. Potrebbe avere il timore fondato di soffocare.

Parliamo della problematica

Quando si parla di un soggetto claustrofobico di fatto ci si riferisce a una persona che ha una fobia. Si tratta essenzialmente di disturbi di natura mentale che sono molto comuni in aree urbane. Quando parliamo di un soggetto claustrofobico ci riferiamo essenzialmente a una persona che sperimenta una paura del tutto irrazionale che si esprime per gli ambienti chiusi.

Da questo punto di vista è bene dire che uno degli elementi caratterizzanti di questa fobia è la paura di soffocare, oltre alla sensazione che sperimanta una persona che è come quella di sentirsi in trappola. Chiaramente si tratta di una problematica che in quanto tale può avere degli effetti molto marcati sulla vita di una persona.

Solitamente quando si parla di soggetti che sono claustrofobici è bene dire che molto spesso tale fobia può anche essere associata a fobie di altro genere, per esempio di natura ambientale, intenendo il tal senso:

  • La paura del buio;
  • La paura dell’altezza;
  • La paura del volo e di volare su un aereo.

Una serie di studi condotti negli anni 90 mettono in evidenza come il disturbo di solito tenda a manifestarsi quando un soggetto vive in tal senso un’esperienza che lo condiziona fortemente. Un esempio classico in tal senso per esempio è quella di essere rimasti chiusi in uno spazio molto stretto o di aver provato nella propria vita esperienze legate a sensazioni di soffocamento.

Parliamo di reazioni claustrofobiche

In tal senso è bene fare un piccolo approfondimento partendo dal presupposto che ci sono soggetti che nella loro vita possono manifestare invece reazioni di natura claustrofobica quali il sottoporsi a tecniche diagnostiche quali:

  1. Sottoporre un soggetto a una Tac;
  2. Sottoporre un soggetto a una Rmn ( si tratta di un abbreviativo che fa riferimento al termine risonanza magnetica nucleare).

In tal senso è bene dire che ci sono pazienti che magari si sottopongono a questo esame e devono interromperlo per crisi di natura claustrofobica. In tal senso è bene dire che in questi soggetti si può riscontrare in tali momenti un aumento dei sintomi legati all’ansia. 

Tecnica dell’evitamento

Chiaramente chi soffre di claustrofobia può anche andare incontro a atteggiamenti definiti di evitamento. In tal senso il soggetto metterà in atto comportamenti e atteggiamenti specifici che lo porteranno a ridurre il rischio che si possa trovare in situazioni nelle quali potrebbe diventare in qualche modo claustrofobico.

In tal senso è bene portare un esempio concreto: se il soggetto dovesse trovarsi in uno spazio ristretto, potrebbe controllare con costanza le uscite per assicurarsi in tal senso che non siano in qualche modo ostruite o bloccate. Se deve affrontare un viaggo in macchina potrebbe volutamente viaggiare quando incontrerà poco traffico.

Se si dovesse trovare in luoghi pubblici sarà sua cura e premura di trovarsi sempre vicino alla porta e certamente eviterà di rimanere fermo in bagni troppo affollati. 

Parliamo di paura di soffocare

Un elmento molto importante nelle dinamiche legate a un soggetto claustrofobico è sicuramente rappresentato dalla paura di soffocare. Da questo punto di vista se il soggetto claustrofobico dovesse trovarsi nella situazione in cui si trova in uno stato di impedimento per quanto concerne l’accesso all’aria, le manifestazioni di natura ansiogena e la paura tendono ad accentuarsi. Queste sensazioni sono poi strettamente correlate a:

  • La percezione di un limite fisico;
  • Il bisogno di avere una certa libertà di movimento.

 Parliamo di paura di soffocare e degli spazi chiusi

Bisogna tenere ben presente che il timore degli spazi chiusi e la paura di soffocare sono in generale le paure più marcate nella popolazione. In tal senso è bene dire che l’eventuale presenza di altre persone che fungano da supporto è di scarsa utilità in presenza di queste percezioni radicate.

Percentuale di soggetti claustrofobici

Quanto incide una fobia del genere sulla popolazione mondiale? Volendo in tal senso fornire delle statistiche siamo tra il quindici per cento e il trentasette per cento. Infatti in numerosi casi il soggetto claustrofobico potrebbe avere ulteriori problematiche quali:

  1. Un soggetto potrebbe avere un disturbo definito fobia sociale;
  2. Un soggetto potrebbe avere un disturbo d’ansia generalizzato;
  3. Un soggetto potrebbe avere un disturbo definito panico.

In linea generale possiamo dire che le persone che soffrono di questa fobia, sono solitamente soggetti che hanno un maggior livello di ansia e di stati depressivi. 

Teorie sull’origine della claustrofobia

Nel corso degli approfondimenti fatti e dei vari studi si sono accennate varie teorie vediamo quali:

  • Una teoria ipotizza che la claustrofobia sia una sorta di istinto di sopravvivenza presente nel nostro codice genetico;
  • Un’altra teoria ipotizza che le persone che soffrono di clastrofobia abbiamo un sistema limbico con un amigdala di dimensioni minori rispetto a una condizione normale;

Parliamo di percezione dello spazio

Ogni persona ha un proprio spazio definito personale che è una sorta di confine che un soggetto è in grado di definire. Studi recenti suggeriscono che persone che tendono a proiettare troppo al di fuori del proprio corpo e della lunghezza del proprio braccio il proprio spazio personale, sono soggetti che hanno una maggior propensione a diventare clastrofobici.

Approcci terapeutici

Quali sono gli approcci di natura terapeutica che possono essere messi in atto da una persona che soffre di claustrofobia? Vediamoli insieme:

  1. Il paziente potrebbe essere esposto a un tipo di terapia definita espositiva;
  2. Il paziente potrebbe essere esposto a un tipo di terapia definita cognitiva.

In cosa consiste la terapia espositiva? In tal senso il paziente verrà stimolato a rimanere nella situazione che scatena la fobia. Questo nonostante il livello di ansia e disagio che potrebbe in tal senso provare. Chiaramente l’esposizione deve essere graduale anche perchè se si tratta di una fobia del genere dove magari il soggetto da lungo tempo ne soffre è molto difficile possa scomparire solo con una sessione.

La claustrofobia può essere trattata anche in maniera ambulatoriale? Si, in tal senso l’approccio sarà anche in tal senso progressivo e dovrà essere concordato con il paziente. In tal senso si potranno fare vari tentativi, la cosa importante è che questi approcci aiutino veramente il paziente ad avere un cambiamento seppur lieve con una sensazione di maggior padronanza e di controllo.

In tal senso i sintomi della claustrofobia potranno anche essere riprodotti esponendo il soggetto a delle sensazioni interne che siano legate a paura e ansia. Al paziente verranno fatte percepire a livello di immaginazione delle sensazioni a livello di immaginazione o sensazioni reali da un punto di vista fisico.

Tremori essenziali