Calprotectina nelle feci

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Se parliamo di calprotectina nelle feci a cosa ci stiamo riferendo esattamente? Si tratta di un esame specifico che misura a tutti gli effetti i livelli di una proteina specifica che viene prodotta e immessa nell’organismo da un tipo di leucociti specifici che si chiamano neutrofili. Se nell’apparato intestinale di un determinato paziente è per caso presente un processo di natura infiammatoria, una patologia, i neutrofili arrivano nella zona dell’intestino e rilasciano questa proteina specifica. Questo di fatto fa sì che il suo livello di concentrazione nel materiale fecale tenda ad aumentare. Tuttavia fare un esame per stabilire se la presenza di questa proteina nel materiale fecale è presente in livelli maggiormente concentrati o in livelli con minor concentrazione a cosa serve esattamente?

Patologie infiammatorie e non del tratto intestinale

Parliamo ora del tratto intestinale, partendo dal presupposto che l’intestino può essere oggetto di processi patologici che possono avere una natura infiammatoria. Possiamo anche dire che alcune infiammazioni a carico dell’intestino che sono causate dalla presenza di un batterio specifico sono anche correlate a un grado di infiammazione di natura intestinale.

Quindi rilevare questa particolare proteina nelle feci può essere molto utile per stabilire se ci troviamo in presenza di una patologia del tratto intestinale che ha un carattere infiammatorio oppure una patologia sempre del tratto intestinale che non ha la caratteristica di avere un decorso di natura infiammatoria.

Possiamo quindi fare una distinzione specifica tra patologie del tratto intestinale che hanno delle caratteristiche specifiche:

  • Per prima cosa hanno un carattere cronico
  • Seconda cosa hanno la caratteristica di avere danneggiato i tessuti che rivestono il tratto intestinale e anche di aver provocato uno stato di infiammazione

Qual’è la causa specifica di queste patologie? Ad oggi la scienza moderna non è ancora riuscita a spiegare quale sia la loro natura, quello che si sa è che in termini di ipotesi la loro causa potrebbe essere collegata a una motivazione di natura genetica. Potrebbero essere la conseguenza di virus specifici o potrebbero anche essere collegati a fattori di natura ambientale.

L’iter che hanno i pazienti che sono affetti da queste patologie croniche del tratto intestinale dette anche Ibd è una fase altalenante delle stesse. In pratica ci sono periodi nei quali la malattia tende a manifestarsi con maggiore virulenza alternate a fasi in cui la malattia ha dei periodi di quiescenza ( in pratica non si manifesta e il paziente non ha sintomi o una sintomatologia piuttosto alleggerita rispetto al solito)

Sintomatologia nella fase acuta

Esiste una precisa sintomatologia che il paziente può lamentare quando la malattia è in una fase di risveglio e si manifesta in maniera virulenta? Si, ci sono una serie di sintomi che possono indicare una condizione del genere, vediamo insieme quali sono:

  • Il paziente potrebbe avere problemi di diarrea
  • Potrebbero esserci delle perdite di natura ematica nel materiale fecale
  • Il paziente potrebbe lamentare dei dolori nella zona dell’addome
  • Il paziente potrebbe iniziare a perdere peso senza una ragione specifica
  • Il paziente potrebbe soffrire di stati febbrili

Questa è la sintomatologia specifica che un paziente con un’infiammazione cronica intestinale potrebbe avere. Ci sono poi dei periodi di remissione della malattia durante i quali la sintomatologia tende ad attenuarsi in maniera piuttosto marcata.

Fasi di raccolta del campione

Come avviene esattamente la raccolta del campione? Viene inserito e raccolto in un contenitore idoneo che verrà dato al paziente dal laboratorio stesso che eseguirà le analisi. Il campione tuttavia per avere un grado di attendibilità deve essere in determinate condizioni. Deve in pratica essere batteriologicamente puro e non contaminato in alcun modo dalla presenza di sostanze quali ad esempio l’acqua o le urine.

Per poter effettuare questo test, il paziente deve prima effettuare una determinata preparazione? No, non sono previsti in alcun modo iter relativi a step precedenti al test o relativi allo stesso giorno in cui si procede a raccogliere il materiale fecale nell’apposita provetta ai quali si debba sottoporre il paziente.

L’esame cosa aiuta a determinare

Questo esame, fatto su un paziente cosa può aiutare a determinare? Di fatto rilevare quantità di questa specifica proteina a livelli elevati nel materiale fecale può segnalare un processo infiammatorio in corso del tratto intestinale. Tuttavia l’esame rileva solo un’infiammazione se è presente nel tratto intestinale.

Non evidenzia quale possa essere la patologia che interessa questa zona. Quali sono le condizioni nelle quali un medico può richiedere a un paziente di effetuare un test diagnostico del genere? Sicuramente viene fatto fare in presenza di sintomi specifici quali:

  • Un paziente che presenta una diarrea persistente nel corso del tempo
  • Un paziente che oltre alla diarrea presenta perdite di natura ematica nelle feci

Quindi l’esame in questione può essere richiesto ma se rileva uno stato infiammatorio il medico sicuramente deciderà di fare degli approfondimenti come ad esempio la ricerca di sangue occulto. In ogni caso se l’esame relativo alla calprotectina nelle feci dovesse dare dei valori elevati, sarò sicuramente consigliabile procedere con un ulteriore riscontro e approfondimento che riguarderà lo stato dell’intestino.

Si procederà quindi a effettuare un esame più approfondito e invasivo quale ad esempio la colonscopia. Questo è uno dei pochi esami che consente di esaminare in maniera accurata il tratto intestinale. Oltre a questo consente di prelevare una porzione di tessuto intestinale che sarà poi esaminato in laboratorio per determinarne lo stato ( biopsia)

Quando si effettua

A tutti gli effetti uno stato di natura infiammatoria dell’intestino è rilevabile attraverso questo esame, tuttavia in presenza di quali sintomi specifici il medico decide di farlo effettuare? Vediamo insieme una serie di sintomatologie che in quanto tali possono far decidere al medico di far effettuare questo esame:

  • Il soggetto soffre di una diarrea peristente
  • Il soggetto soffre di una diarrea persistente associata a perdite ematiche ( di sangue)
  • Il soggetto lamenta da tempo crami o sindrome dolorosa nella zona addominale
  • Il soggetto ha febbre ricorrente
  • Il soggetto ha una inspiegabile perdita di peso
  • Il soggetto può avere un’emoraggia che interessa la zona rettale

Test e suoi valori

Una volta effettuato questo esame, in presenza di un valore elevato di questa proteina quale informazione ha il paziente? Se i valori sono elevati vuol dire che c’è un’infiammazione in corso del tratto intestinale, tuttavia l’esame non è in grado di rilevare dove sia esattamente e quale sia la causa che l’ha originata.

Come abbiamo detto, la concentrazione elevata di questa proteina indica solo uno stato infiammatorio, tuttavia per poter comprenderne meglio la causa e le motivazioni è necessario ricorrere ad esami maggiormente invasivi che possano mettere in evidenza il tratto intestinale. Quindi si dovrà ricorrere a esami diagnostici come:

  • Il paziente dovrà essere sottoposto a una colonscopia
  • Il paziente dovrà essere sottoposto a una sigmoidoscopia

Tuttavia è bene ricordare che gli esami appena descritti hanno un grado di invasività elevato, pertanto vanno prescritti solo ed esclusivamente se il valore di questa proteina nella feci è effettivamente elevato. In caso contrario non saranno necessari ulteriori esami di natura diagnostica.