Babesiosi

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Quando parliamo di Babesiosi a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di un processo di natura infettiva che interessa i globuli rossi ed è provocato da protozoi di natura parassitaria unicellulari. Come avviene il processo di trasmissione? Questa viene trasmesse attraverso una tipologia di zecca che è la stessa che tende a trasmettere la malattia di Lyme. Si tratta di una tipologia di zecca del cervo definita anche (lxodidae).

Quali sintomi potrebbe dare questa problematica? Vediamoli insieme:

  • Uno dei sintomi che causa potrebbe essere la febbre;
  • Un altro dei sintomi che causa potrebbe essere la cefalea;
  • Un altro sintomo potrebbe essere quello di dolori diffusi e generalizzati;
  • Un altro sintomo potrebbe essere un senso di affaticamento.

Qual’è il corretto iter a livello diagnostico? La diagnosi presuppone che il medico esamini un campione di sangue attraverso un microscopio, alla ricerca di protozoi, in alternativa farà fare al paziente delle analisi del sangue. Un altro approccio di natura preventiva riguarda la prevenzione per eventuali punture di zecche che aiuta a ridurre i rischi di contrarre questa forma. Nella maggior parte dei casi, i soggetti affetti da questa problematica non necessitano di un trattamento specifico, nel caso in cui dovessero manifestarsi dei sintomi dovranno essere sommistrati dei farmaci combinati tra di loro.

Quando si parla di protozoi legati alla Babesia è bene dire che tendono a vivere all’interno dei globuli rossi e con il passare del tempo vengono distrutti. Il processo di trasmissione di questa malattia avviene tramite la stessa tipologia di zecca responsabile della trasmissione di un’altra patologia che è la malattia di Lyme.

Quanto è comune questa malattia tra gli uomini? La risposta corretta è che si tratta di una malattia comune tra gli animali, in forma molto più rara potrebbe manifestarsi nell’uomo.

Sintomatologia

Quali sono i sintomi che possono manifestarsi nell’uomo? La risposta corretta è che alcuni pazienti che contraggono questa malattia, si parla in tal senso di soggetti che hanno un buono stato di salute e un’età non superiore ai 40 anni, non manifestano in tal senso alcun tipo di sintomo evidente.

In ogni caso in termini di tempistiche, i sintomi legati a questa malattia tendono a manifestarsi circa una e due settimane dopo essere stati punti. In tal senso potrebbero presentarsi sintomi quali:

  • Il paziente potrebbe diventare piretico (avere febbre);
  • Il paziente potrebbe avere sintomi quali la cefalea;
  • Il paziente potrebbe manifestare dei dolori di natura muscolare;
  • Il paziente potrebbe manifestare dei dolori di natura articolare;
  • Il paziente potrebbe avere una sensazione di affaticamento.

In persone sane, la sintomatologia appena descritta tende a risolversi nell’arco di una settimana. Se si tratta invece di casistiche con un livello di gravità maggiore, la progressiva distruzione dei globuli rossi potrebbe portare il paziente a soffrire di anemia. In molti casi si assiste ad un aumento nella dimensione del fegato e della milza.

Il rischio che si possa andare incontro a malattie di un certo livello di gravità o il rischio che ci possa essere il decesso, risulta essere maggiore in quei soggetti nei quali è avvenuta la rimozione della milza, persone che tendono a fare utilizzo di sostanze stupefacenti, persone che possono soffrire di patologie che in quanto tali tendono a indebolire il relativo sistema immunitario ( in maniera particolare l’Aids).

Approccio diagnostico

Qual’è il corretto approccio di natura diagnostica per malattie del genere? Si sospetta la presenza nel paziente della malattia se si è fisicamente recato in zone nelle quali è presente in forma comune il processo di natura infettiva. In molti casi i pazienti non hanno alcun ricordo relativo alla puntura della zecca.

Per poter effettuare la diagnosi i medici preleva e esamina un campione di sangue tramite microscopio per cercare i protozoi della Babesia. Il processo identificativo prevede l’analisi di un campione di sangue per cercare il materiale genetico ( definito anche Dna) relativo ai protozoi del genere Babesiae e verificare la presenza degli anticorpi.

Cosa sono gli anticorpi? La risposta corretta è che si tratta di proteine che vengono prodotte dal sistema immunitario per consentire di difendere in maniera adeguata l’organismo da possibili attacchi legati ad agenti di natura patogena.

Approcci preventivi

Quali sono gli approcci di natura preventiva che si possono mettere in campo? Se un paziente dovesse vivere in zone geografiche nelle quali c’è una notevole diffusione relativa alle zecche del cervo, si possono ridurre in tal senso i rischi di contrarre una malattia del genere con l’adozione di misure di natura preventiva contro la diffusione delle zecche.

In ogni caso, al fine di ridurre i rischi di imbattersi o magari senza rendersene conto di essere punti da zecche è bene adottare questi comportamenti prudenti:

  • Se ci si trova in una zona dove ci sono cescugli e erbacce, si tenderà a camminare al centro delle piste;
  • Un’altra precauzione utile in tal senso è quella di non sedersi in corrispondenza di muretti di pietra;
  • Un’altra precauzione utile in tal senso è quella di indossare magliette che abbiano maniche lunghe;
  • Un’altra precauzione utile in tal senso è quella di indossare pantaloni lunghi;
  • Un’altra precauzione utile in tal senso è quella di indossare abiti che siano di colore chiaro perchè aiutano a vedere meglio potenziali zecche;
  • Un’altra precauzione utile in tal senso è quella di applicare sulla pelle un prodotto repellente per insetti che abbia la dietiltoluamide;
  • Un’altra precauzione in tal senso è quella di applicare un repellente per insetti che contenga al suo interno permetrina o indossare un abbigliamento che sia in tal senso pretrattato con permetrina.

La rimozione della zecca prevede che si utilizzino delle pinzette, procedendo con un’estrazione che dovrà essere in tal senso graduale.

Approcci terapeutici

Quali sono gli approcci di natura terapeutica che possono curare la rabesiosi? La risposta corretta è che nel momento in cui si rende necessario adottare un trattamento, si potrà somministrare al paziente atovaquone, azitromicina, in alternativa chinino associato a clindamicina.

Quali sono le combinazioni di farmaci da utilizzare nel caso in cui si trattasse di forme piuttosto gravi? La risposta è che verrà utilizzato il chinino in associazione alla clindamicina ( si tratta di un antibiotico). Se si tratta invece di una casistica più leggera, un caso meno grave, si potranno utilizzare l’atovaquone in aggiunta all’azitromicina perchè ci sono minori effetti collaterali.

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Alessandro Baldini
Web content writer senior, specializzato nella redazione di contenuti nel settore medico, laureato in filosofia a Bologna, corso di specializzazione conseguito allo Ial Web di Udine nel content management, corso conseguito al Cfa di Milano nel 2020, sul web marketing.