Sicuramente vi sarà capitato di sentir parlare di dosaggio del Psa viene anche definito antigene prostatico specifico. Si tratta di una tipologia di esame molto semplice da effettuare. Tuttavia ad oggi la medicina moderna nutre ancora molti dubbi se sia effettivamente un esame efficace. Soprattutto per effettuare la diagnosi precoce del tumore alla prostata. Quello a cui si è arrivato oggi ed è una posizione ufficiale sulla quale sono concordi bene o male la maggior parte dei medici è che si tratti di un esame che ha un indubbio valore se la misurazione del Psa viene effettuato su pazienti che in passato hanno magari avuto un tumore nella zona della prostata. Quindi si trattarebbe di un test utile su pazienti in passato già trattati. Si tratta di pazienti che oltre all’intervento chirurgico possono essere stati curati con la radioterapia o la terapia a base ormonale.
Il dubbio sull’effettiva utilità di questo esame riguarda invece pazienti che sono apparentemente sani e che non hanno alcun tipo di sintomatologia riconducibile a un ipotetico tumore. Per questo motivo è molto importante che il paziente prima di eseguire un test del genere abbia tutte le informazioni necessarie a consentirgli di fare una valutazione oggettiva e razionale in tal senso. Perchè ad oggi si tratta di un test su quale i medici sono divisi e non si sa bene se sia utile a persone che sono sane?
Perchè non è ancora chiaro quale sia l’effettivo rapporto che ci può essere tra la somministrazione del test e gli eventuali benefici che potrebbe portare su persone giudicate sane. Per questo motivo ad oggi non è un esame inserito in un programma specifico di screening diagnostico come magari lo può invece essere la mammografia che viene invece fortemente consigliata.
Questa posizione dubbia, non chiara anche da parte di molte società scientifiche tende a rendere ancora più confusa e ambigua la situazione.
Adulti sani e funzionalità della prostata
Quali sono quindi i risvolti che hanno una valenza negativa che si riflettono sull’esame stesso? Per prima cosa è bene dire che se stiamo parlando di pazienti che sono sani e che non hanno una sintomatologia ricollegabile in alcun modo a un ipotetico tumore nella zona della prostata, il rischio a cui si va incontro eseguendo questo test è quello di avere dei falsi positivi. In pratica l’esame evidenzierà dei valori non nella norma relativi al Psa non riconducibili però a un’ipotetica patologia di natura tumorale.
Un altro fattore negativo attribuibile a questo tipo di esame è il rischio di ottenere una sovradiagnosi. Cosa vuol dire esattamente? In pratica l’esame potrebbe effettivamente rilevare forme tumorali alla prostata in maniera del tutto casuale che non sarebbero mai emerse perchè molto spesso si tratta di patologie che tendono a svilupparsi in maniera autonoma e senza che ci siano sintomi in tal senso.
Tuttavia ora è bene farsi una domanda più che lecita dosare il Psa serve effettivamente a diagnosticare tumori in fase iniziale? La risposta è dipende se da una parte effettivamente il dosaggio del Psa aiuta a aumentare le probabilità di diagnosticare una forma tumorale alla prostata in fase iniziale, c’è un tema legato all’effettiva utilità di questa diagnosi precoce. In pratica la comunità medica è divisa sul vero valore di una diagnosi precoce ritenendo che non sia matematico che questo fattore possa effettivamente aiutare a ridurre il tasso di mortalità legato a questa patologia.
Perchè si produce questa situazione? Perchè si è visto che nella maggior parte dei casi il tasso di mortalità che è effettivamente calato in piccola parte non è ricollegabile a questo tipo di screening precoce ma a un miglioramento nelle terapie di cura. Ancora una volta dobbiamo parlare di sovradiagnosi mettendo in evidenza come lo screening magari scopra forme tumorali in pazienti che in apparenza sono sani e privi di sintomi ma questo non è indice di un tasso di mortalità che scende per queste diagnosi precoci.
Ricerche e ipotesi
Ricerche recenti hanno avanzato l’ipotesi che invece se si andasse nella direzione specifica che prevede l’introduzione di questo esame in forma di screening diagnostico, ovviamente strutturato per fasce di età questo potrebbe portare dei vantaggi nel ridurre la mortalità associata a questo tumore. Si parla in termini percentuali di circa un venti per cento di probabilità di ridurre la mortalità del tumore.
Tuttavia sempre in tal senso è bene fare delle opportune considerazioni. Se da una parte questa strutturazione del test magari consentirebbe di aumentare il livello di persone che si salvano da questo tumore, dall’altra parte c’è anche il rischio oggettivo che ci sia un numero consistente di persone ai quali viene diagnosticato e siano sottoposti a cure che peggiorano la qualità della loro vita. In tal senso però va fatta chiarezza.
Si tratta di persone che vengono a sapere di avere un cancro, vengono curati con le terapie per debellarlo, per una patologia che in linea generale magari non si sarebbe mai manifestata durante l’arco della loro esistenza.
Dosaggio Psa elevato
Se a un paziente in fase di esame viene riscontrato un Psa elevato, il soggetto dovrà essere sottoposto a ulteriori accertamenti che si rivelano spesso essere invasivi e possono avere delle complicazioni. Solitamente se il Psa è elevato si procede come successivo esame a una biopsia nella zona rettale o peritoneale, questa può causare delle emoraggie e delle forme infettive.
L’intervento invece di rimozione della prostata può causare delle problematiche? In linea generale no, tuttavia si possono verificare casi in cui il paziente potrebbe avere una forma di impotenza sia di natura passeggera che permamente oltre ad incontinenza urinaria.
Altre possibili problematiche che si possono produrre sul paziente riguardano l’utilizzo della radioterapia su pazienti che hanno il tumore alla prostata. In questi casi ci possono essere sindromi dolorose che riguardano la zona del retto e dell’ano. La terapia ormonale a sua volta può provocare degli effetti collaterali.
Ad oggi la scienza moderna non è in grado di prevedere e di poter ridurre il rischio che la cura precoce su una forma tumorale del genere scoperta attraverso il Psa non porti conseguenze su pazienti che altrimenti magari non avrebbero mai avuto la malattia che si manifestava.
Dosaggio Psa farlo o non farlo?
Quindi dove aver fatto un’attenta analisi dei pro e dei contro che riguardano questo specifico esame, come si deve regolare un paziente in tal senso? Per prima cosa occorrerà fare una valutazione piuttosto approfondita dei pro e dei contro insieme al proprio medico per cercare di stabilire se sia il caso di inserire questo esame in quelli di routine soliti eseguiti.
Un fattore molto importante del quale si deve tenere conto è l’età del paziente. Si tratta di un esame che andrebbe preso in considerazione da persone che hanno un’età compresa tra i 50 anni e i 70 anni. Perchè viene consigliato un questa specifica età? Gli studi in tal senso suggeriscono che questo esame sia efficace per il parametro della sopravvivenza per persone che hanno questa fascia di età.
Psa elevato
Se l’antigene prostatico specifico dovesse effettivamente avere un valore elevato in un paziente che si è sottoposto all’esame, deve essere considerata una situazione preoccupante? In realtà no, questo valore elevato può essere la conseguenza di una serie di fattori e variabili differenti tra questi abbiamo:
- Una possibile patologia di natura benigna che convolge la prostata del paziente
- Potrebbe essere un segnale di una possibile insufficienza renale
- Potrebbe essere legato a attività sessuale
Un ipotetico valore di riferimento come soglia è considerato con una concentrazione superiore ai 4 ng/ml, tuttavia anche se il valore fosse inferiore a tale soglia, questo non escluderebbe a priori che ci possa essere la forma tumorale. Solo il medico può stabilire in base a parametri quali l’età del paziente, le sue condizioni di salute, se sia necessario eseguire una biopsia.