Angina instabile sintomi

190

Quali sono i sintomi dell’angina instabile? La risposta corretta è che i pazienti hanno quelli che sono i sintomi tipici dell’angina pectoris, da questo punto di vista potrebbe trattarsi di una sindrome dolorosa o un fastidio a livello toracico. Tuttavia è bene sapere che la sindrome dolorosa o il fastidio legato a questa forma specifica è importante sottolineare come sia in linea generale con un grado di intensità maggiore, oltre ad essere maggiormente duraturo nel corso del tempo. La sua insorgenza da questo punto di vista è legato a sforzi che sono meno marcati. Potrebbe anche verificarsi per in una condizione di riposo, viene definita in tal senso in maniera differente, si parla in questo caso di angina da decubito.

Definiamo la problematica

La forma definita instabile, deriva da questo punto di vista da un processo di natura ostruttiva in forma acuta legata ad un’arteria coronaria senza che ci sia in tal senso un infarto del miocardio. La sintomatologia in tal senso potrebbe comprendere:

  • Il primo sintomo potrebbe essere un dolore localizzato nella zona del torace;
  • Questo sintomo potrebbe verificarsi sia nel caso in cui sia presente dispnea, sia nel caso in cui non sia presente la dispnea;
  • Un altro sintomo che potrebbe verificarsi in tal senso è la nausea;
  • Il paziente potrebbe avere un’altra sintomatologia definita diaforesi.

Parlare della forma instabile vuol dire confrontarsi con una problematica che come tale non ha in tal senso criteri legati a una patologia che potrebbe essere quella per esempio definita come infarto del miocardio definito acuto. 

  • In tal senso infatti si parla di una forma di angina a riposo che tende a prolungarsi nel tempo ( parliamo di una tempistica pari a un tempo inferiore ai venti minuti);
  • Potrebbe trattarsi di una forma in tal senso di insorgenza del tutto nuova;
  • Potrebbe trattarsi di una forma definita angina in crescendo, si tratta in questo caso di un’angina che è stata diagnosticata in un tempo precedente che poi è diventata nel corso del tempo maggiormente frequente.     

Approccio diagnostico

Qual’è il corretto iter diagnostico per una problematica del genere? La risposta corretta è che si inizia da questo punto di vista con un elettrocardiogramma in fase iniziale, oltre a misurazioni di quelli che vengono definiti marcatori cardiaci, questo consente una valutazione più attenta della problematica, aiutando a distinguere meglio tra la forma definita instabile e una patologia come l’infarto del miocardio acuto.

Parliamo di ecg

Un altro esame molto importante da questo punto di vista è l’Ecg, va fatto il prima possibile, alterazioni da questo punto di vista, si parla in tal senso di sottoslivellamento a livello St, sopraslivellamento del segmento St, o un’inversione di quella che viene definita onda T, potrebbero verificarsi nel momento in cui si manifesta questa tipologia di angina definita instabile, in ogni caso è bene dire che si tratta di fenomeni in tal senso del tutto transitori.

Parliamo di marker cardiaci

Se in un paziente si sospetta che ci possa essere un’angina di natura instabile, si potranno in tal senso effettuare quello che viene definito dosaggio troponina. Da questo punto di vista è bene sapere che se si tratta di una problematica come l’angina instabile, la creatinchinasi non è un valore elevato in tal senso, invece la troponina cardiaca, in maniera particolare quando viene misurata utilizzando un test che è quello della troponina a sensibilità elevata, potrebbe avere dei valori lievemente in aumento.

Parliamo di coronarografia

Se parliamo di pazienti che hanno l’angina instabile ma i sintomi sono in fase di risoluzione, vengono in linea generale sottoposti a un esame che è la coronarografia. Questo viene fatto in un arco temporale che è pari alle prime 24-48 ore legate al ricovero in ospedale. Questo consente di poter analizzare e scoprire la presenza di lesioni che potrebbero in tal senso rendersi necessarie ai fini di un trattamento. Nella maggior parte dei casi, quando si tratta di un esame come la coronarografia, la diagnosi viene collegata a un trattamento specifico che prevede un intervento chiamato angioplastica, si tratta nello specifico di inserire uno stent.

Dopo aver effettuato una valutazione in fase iniziale e la relativa terapia, la coronarografia come esame può trovare un utilizzo in persone che hanno un’ischemia che si è manifestata, quelle che vengono definite tachiaritmie di natura ventricolare che si possono manifestare in maniera ricorrente.

Approccio terapeutico

Qual’è il corretto approccio terapeutico in tal senso? La risposta corretta è che il paziente verrà sottoposto a un trattamento definito in tal senso preospedaliero. Al paziente verrà somministrato dell’ossigeno, oltre a un monitoraggio che sarà in tal senso costante relativo all’Ecg. La gestione della problematica prevede aspirina che il paziente può masticare, la sindrome dolorosa invece verrà trattata tramite dei nitrati.

Per quanto riguarda il ricovero di natura ospedaliera, si procede in tramite degli step precisi. Per prima cosa il paziente una volta giunto al pronto soccorso, dovrà essere visitato in maniera attenta, questo aiuterà ad avere una conferma del processo diagnostico. La terapia a base di farmaci e i tempi per la rivascolarizzazione, saranno direttamente influenzati da quello che risulta essere il quadro clinico del paziente.

Se si tratta di pazienti che sono da questo punto di vista instabili, parliamo in tal senso di pazienti che hanno una sintomatologia in corso, magari hanno ipotensione o hanno delle aritmie è bene si interventa con un’angiografia che riveste carattere d’urgenza. Al contrario se si tratta invece di pazienti che sono stabili, l’angiografia con relativa vascolarizzazione, potrà essere anche effettuata in un secondo momento, si parla in tal senso di 24-48 ore.

I pazienti che hanno i sintomi un’angina instabile, dovranno avere una serie di trattamenti, vediamo quali:

Potranno essere somministrati farmaci antiaggreganti ( per esempio i clopidogrei);

Potranno essere somministrati farmaci anticoagulanti;

In alcuni casi potrebbe essere somministrato un inibitore della glicoproteina;

Potrebbe essere somministrato un beta-bloccante;

Potrebbe essere somministrata la statina;

I farmaci definiti fibrinolitici, possono risultare utili anche in pazienti che hanno un infarto miocardico con relativo sopraslivellamento del tratto definito St. Quale potrebbe essere il trattamento successivo alle dimissioni? Sicuramente dei mutamenti relativi allo stile di vita, praticare in tal senso un esercizio fisico che potrà essere regolare, modificare il proprio regime alimentare, perdere peso, cessare abitudini malsane quali il fumo. Si dovrà proseguire con farmaci di natura antiaggregante, con beta-bloccanti, con Ace inibitori e statine.