Agalmatofilia : approfondiamo la problematica

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Quando parliamo di Agalmatofilia a cosa ci stiamo riferendo? Si tratta di una problematica nella quale una persona, un soggetto qualcunque manifesta un amore per una statua. Si tratta di un sentimento che come tale tende a sostituire quello che potrebbe essere l’amore per una persona in carne e ossa. Si tratta di un termine di derivazione greca che è l’unione di due parole, da una parte abbiamo Agalma che in greco significa statua, dall’altra abbiamo philia che è un termine che indica la parola amore. In sintesi si tratta di persone che sperimentano una attrazione di natura amorosa verso delle statue.

Cosa rappresenta nello specifico una posizione del genere in una persona? Si tratta di una sorta di virilità contraddistinta da sue specifiche caratteristiche, andiamo a vedere quali sono:

  • Possiamo definirla sicuramente come una virilità del tutto viziosa.
  • Possiamo definirla come una virilità del tutto incompleta.

Ebing invece tende a definirla come una sorta di virilità del tutto difettosa, dove si mette in evidenza da parte di una persona una sostanziale mancanza di coraggio o una mancanza di opportunità verso la possibilità di avere una soddsfazione di carattere sessuale che sia del tutto normale. Si creano quindi i presupposti per una condizione che si può definire a tutti gli effetti patologica, in base alla quale un soggetto tende a creare una sorta di relazione di natura sessuale che ha la caratteristica di avere l’esclusiva verso un oggetto, in questo caso rappresentato da una statua.

Cenni storici

In realtà non si tratta di una problematica moderna, l’amore per le statue e una forma di attrazione verso queste è una realtà che come tale risale a tempi antichi. Ci sono dei riferimenti in tal senso datati, ad esempio la statua di Afrodite stimolava nelle persone che la contemplavano una passione molto forte. In linea da questo punto di vista con la classica rappresentazione della statua dell’amore e dell’eros.

Negli Amori scritto da Luciano di Samosata si narra di un giovane che si innamorò alla follia della Venere di Prassitele, al punto tale da dare sfogo alle proprie pulsioni durante le ore notturne. Tuttavia il fatto di aver lasciato delle tracce manifeste e chiare delle sue pulsioni sul marmo bianco della statua, lo condussero in seguito al suicidio, questo causato dall’oltraggio che si era prodotto legato alle norme sociali dell’epoca.

Questo amore per le statue è narrato anche in tempi più recenti, si parla in tal senso del 1877, anno in cui la Venere di Milo venne amata da un giardiniere che venne scoperto mentre aveva un amplesso sul monumento.  Parlando di epidosi storici, parliamo ora del re di Cipro che si innamorò della statua della Dea Afrodite, l’amore era talmente intenso che lo portarno a produrre una statua d’avorio, con il forte desiderio che questa potesse prendere vita. Questo sovrano amava a tal punto questa statua da considerarla come una vera e propria moglie.

Indaghiamo le motivazioni

Cosa spinge quindi una persona verso questa direzione? Da questo punto di vista è importante sottolineare come uno spunto arrivi dallo psichiatra Ebing Krafft, nel quale si ipotizza esista un nesso e un collegamento tra questa passione molto forte e il voyeurismo. Si tratta in questa seconda forma di persone da un elevato grado di cinismo che desiderano assistere al coito di un altro uomo per avere uno stimolo in termini di loro virilità.

Possiamo trovare un nesso comune tra queste due inclinazioni di natura sessuale? La risposta è si e potrebbe essere collegata al modo di guardare l’oggetto. La connessione potrebbe essere legata al senso di potere che si potrebbe provare nel sapere di poter dominare l’oggetto. Per poter meglio approfondire questo concetto è bene per un attimo prendere in considerazione l’esistenzialimo di un autore come Sartre.

Esistenzialismo di Sartre

Citando l’opera denominata ” Essere e nulla”, questo autore mette in evidenza la presenta di due modi diversi di guardare, nel primo si parla del classico sguardo di una persona che guarda l’altra, nel secondo invece è lo sguardo che viene posato su un altro. Si tratta quindi di due modalità di sguardo nelle quali l’altro viene reso a pari di un oggetto, questa operazione mira a denudarlo della propria intimità e volerlo far diventare un possesso.

Una dinamica di natura analoga si produce nel voyeurismo nel quale l’altra persona mentre viene osservata subisce una sorta di trasformazione nella quale diventa una sorta di oggetto che non ha più una sua personalità, diventa di fatto impotente e viene dominato.

Dinamica di natura mentale

Nel momento in cui l’altra persona viene ridotta alla stregua di un oggetto da guardare, chi guarda è di fatto padrone della situazione, possiede il comando, si costruisce un momento perfetto perchè chi guarda ha il controllo della situazione. Fare un lavoro legato alla potenza dello sguardo, potrebbe essere una modalità utile e efficace per fare in maniera tale che si possa ricreare una sorta di armonia nella quale si modifica questa passione del tutto distorta. Un’altra modalità efficace potrebbe essere quella di ricreare una sorta di equilibrio nel modo di accettare lo sguardo sulla propria persona. Facendo in maniera tale che questo non si traduca in un qualcosa di meno forte o con la caratteristica di essere passivo.

Formulazione di un’ipotesi

Una delle ipotesi che potrebbe dare una spiegazione ad un meccanismo come quello dell’agalmatofilia potrebbe essere legato al concetto di perfezione. Infatti la statua con le sue forme perfette, potrebbe rappresentare una sorta di amore carnale. Si tratta di una forma di perfezionismo legato al concetto di controllo, nel quale si ha a disposizione una scultura che come tale non è viva. Tuttavia chi le possiede avrebbe il desiderio molto vivo che la statua prendesse vita ma fosse a tutti gli effetti sottomessa. In questo modo diventerebbe a tutti gli effetti una creatura legata al suo creatore, con una forma di dipendenza stessa dal proprio creatore.

Si tratta a tutti gli effetti di una sorta di idea concepita nella mente della persona di potere, nel quale si pensa di essere simili a Dio, fingendo di poter dare ad una statua un soffio di vita. In questo modo si può percepire il proprio essere grandi.

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