Se non avete mai sentito parlare dell’acrofobia, si tratta fondamentalmente di tutte quelle persone che hanno una grande paura dell’altezza, del senso del vuoto. Per quali motivi specifici, in un soggetto apparentemente sano, si possono manifestare delle paure del genere? Quali sono i sintomi fisici ai quali va incontro una persona che ha questo tipo di problematica? Quali sono invece gli approcci di natura terapeutica che si possono mettere in atto per combattere in maniera effiace questa fobia e consentire al soggetto di riuscire a dominare un certo stato d’ansia fisiologico? C’è un’età specifica nella quale si può manifestare una problematica del genere?
Cominciamo con l’approfondire la sintomatologia classica di questa forma di fobia patologica. Se una persona si trova magari in un contesto all’aperto, deve attraversare un ponte, non parliamo di una struttura fatiscente, ma solida, fatta di cemento armato, che possiamo percepire come sicuro, e soffre di questa fobia specifica, può avere una reazione di natura fisica. La sintomatologia che si esprime, è spesso il risultato di manifestazioni fisiche analoghe ad altre fobie classiche, il soggetto può avere quindi delle reazioni similari.
Tuttavia è bene dettagliare la sintomatologia classica a sui va incontro la persona che soffre di questa paura dell’altezza:
- Alla vista di un ponte sospeso ad un certa altezza, che in condizioni normali si potrebbe attraversare, il soggetto potrebbe avere dei tremori diffusi su tutto il corpo
- Un altro sintomo specifico, è una sudorazione molto abbondante
- Il soggetto che soffre di questa fobia, potrebbe iniziare ad avere i battiti del cuore molto alti, un ritmo accellerato (tachicardia)
- Una reazione di natura emotiva alla quale vanno incontro alcuni soggetti che hanno questa fobia in maniera molto accentuata è una crisi di pianto improvvisa
- Un’altra reazione alla quale il soggetto potrebbe andare incontro, se calato nel contesto specifico nel quale si manifesta la sua paura, è quella di urlare improvvisamente
- Un’altra reazione di natura fisica, correlata chiaramente a una condizione di disagio psicologico, è quella di una diffusa paralisi, fisca ed emotiva. Il soggetto si blocca, il suo corpo è teso, rigido, ed è incapace di avere qualsiasi tipo di reazione
- Il soggetto in maniera improvvisa, percepisce un forte disagio di natura psicologica che sfocia nel panico, nel momento in cui si rende conto di essere sospeso ad una certa altezza
- La sensazione di panico scatenata dal senso di vuoto che si percepisce, potrebbe portare il soggetto a cercare qualcosa a cui potersi aggrappare, non riuscendo più a fare affidamento sul proprio senso di equilibrio
Esistono altri tratti distintivi legati a questa particolare fobia? Si, molti soggetti che ne sono affetti, vivono un tipo di paura ambivalente, con un duplice significato. Hanno paura di potersi gettare nel vuoto, in maniera spontanea, oppure al contrario che questa azione sia il frutto di un errore. Nonostante la paura dell’altezza, percepiscono come una sorta di forza non palpabile, che li spinge verso il vuoto.
Ad oggi, non è ancora chiaro il motivo per cui nel soggetto, si origina questa forma di attrazione verso il vuoto, come mai percepiscano questa spinta invisibile, non palpabile, che li spingerebbe proprio a compiere l’azione non desiderata. Si ipotizza che a tutti gli effetti, si tratti di un processo di suggestione dovuto a questa percezione nella quale si avverte una certa perdita di controllo.
Cercare di evitare la situazione ansiogena
Quali sono i tratti caratteristici di un soggetto che prova una sensazione del genere? Potremmo trovarci di fronte a una persona che sviluppa oltre alla fobia dell’altezza, una sorta di ansia anticipatoria. Cosa accade esattamente nella mente del soggetto? Senza che si presenti la situazione concreta, senza che il soggetto si trovi nella condizione oggettiva in cui magari deve attraversare un ponte sospeso a una certa altezza, il solo pensiero che si possa produrre un evento ipotetico del genere, crea ansia.
Il solo immaginare, o con la mente creare uno scenario ipotetico nel quale si potrebbe produrre la situazione descritta, fa percepire al soggetto le medesime sensazioni che si provano di fronte all’evento reale. Chi soffre di acrofobia, può anche mettere in atto dei meccanismi di natura difensiva, che creino le condizioni perchè l’evento non si scateni.
Quindi mette in atto comportamenti che evitano di creare il possibile evento ansiogeno. Immaginiamo per un attimo un ipotetico viaggio che doveva intraprendere. Il soggetto rinuncia a fare la vacanza, infatti il rischio che si possa trovare in una struttura molto alta, e gli venga assegnata una stanza ai piani alti è troppo grande.
Possibili cause
Ad oggi, le possibili cause che portano un soggetto a sviluppare questa forma specifica di fobia, non hanno una conferma o un’evidenza supportata da studi di natura scientifica, si ipotizza comunque, che il disturbo, si possa associare a due segmenti molto specifici. Si parla di un vissuto traumatico legato ad eventi passati del soggetto, si pensa possa essere una variabile di natura evolutiva.
Parlando dell’episodio, lo possiamo dividere in due eventi precisi. Da una parte ci può essere un epidosio che ha colpito il soggetto, nella sua esperienza passata. Si parla di un incidente, una situazione molto pericolosa, corredata dal fatore altezza, può aver scatenato nel soggetto una sindrome traumatica legata all’evento stesso.
Potrebbe essere una fobia scatenata da un evento nel quale non è direttamente coinvolto il soggetto, ma si tratta di assistere magari a un evento pericoloso, che vive un’altra persona sempre legato al tema dell’altezza. Se parliamo invece di una variabile di natura evolutiva, ci riferiamo essenzialmente a una paura che è presente dal sempre nell’uomo. Se questa paura in soggetti particolaremente sensibili, si sviluppa e cresce in maniera anormale e incontrollata, il soggetto può sviluppare in futuro, una paura patologia di determinati eventi, quali ad esempio il trovarsi a una certa altezza magari su un ponte che deve attraversare.
Approcci terapeutici
Quali sono gli approcci di natura terapeutica che si possono mettere in atto, per cercare di combattere e in alcuni casi superare questa fobia specifica? Sicuramente, la strada maestra è la psicoterapia, basata su un approccio di natura cognitivo-comportamentale. Come funziona? Quali sono gli approcci specifici che vengono utilizzati sul soggetto che soffre di questa specifica fobia? La tecnica si basa su una graduale immersione del soggetto, nella situazione di potenziale pericolo che scatena la reazione di paura molto intensa. L’esposizione graduale serve per rendere il soggetto sempre meno sensibile all’evento traumatico, fino a ricondurlo a un evento del tutto normale e per questo perfettamente superabile.
Oltre a questo primo approccio, viene insegnata alla persona come approcciarsi al possibile attacco di panico che la situazione oggettiva scatena, in modo tale da riuscire a dominare la paura e recuperare una sorta di tranquillità emozionale interiore.
Si può utilizzare un approccio che è emerso negli ultimi anni, avvalendosi di una tecnologia basata sulla realtà virtuale chiamata Vr. Quindi, invece di accompagnare il soggetto in un luogo fisico dove ci sono le condizioni oggettive che alimentano la sua paura, si può utilizzare una tecnologia in grado di simulare il contesto oggetto della fobia del soggetto. Il vantaggio è legato al risparmio oggettivo di tempo e di costi, infatti non si deve accompagnare il soggetto sul luogo oggetto della paura.
Un altro possibile approccio, è quello che utilizza lo yoga, una tecnica che punta a far rilassare il soggetto, a far calare l’ansia che si è manifestata dentro di lui. Può essere utile anche fare dello sport, tutti gli approcci che aiutano il soggetto che soffre di acrofobia a recuperare un minimo di controllo sul proprio corpo e anche sulla propria mente, sono utili.